Nonna Bombarda
Ottantadue primavere, Magdalena rispondeva così ogni volta che le chiedevano l’età. Era agile e in forma e soprattutto il suo cervello funzionava alla grande. Riusciva a comprendere le situazioni ancor prima che si verificassero. Quelle pericolose, poi, le intuiva fulmineamente. Leggeva, guardava la tv, svolgeva i lavori di casa e le incombenze della vita con una competenza che mancava addirittura ad alcuni giovani. Sapeva cucinare bene ed era molto spartana nel gestire i consumi della casa di proprietà in cui viveva, unico lascito, insieme con una discreta reversibilità, del marito che non era stato ricco, ma nemmeno povero.
Aveva perso Umberto da dieci anni ormai, però non era sola. Sebbene la sua prole fosse emigrata tutta in Germania alla ricerca di un reddito dignitoso, una nipote le era stata affidata dalla sua ultima figlia, Diana, ragazza madre che si era ritrovata a gestire la maternità per isolamento e impreparazione. La bimba che nacque, perché Diana la volle tenere a tutti i costi, era bellissima e desiderò darle il nome di sua madre: Magdalena. Magda cresceva bene sotto le attenzioni di nonna Magdalena e aveva un vero e proprio rapporto d’amore con la donna anziana. La nonna le faceva da madre e non cadeva nell’errore di dargliele tutte vinte. La educava spartanamente e con saggezza, insegnandole i suoi valori e per lei era un vero piacere vedere crescere la sua nipotina sana e bella. Magda era diventata la sua ragione di vita ed ora, a sedici anni, era sbocciata come una rosa rossa a primavera. “La bellezza tenta i ladri più dell’oro”, nonna Magdalena la ammoniva sempre con questa frase che aveva udito chissà da chi, visto che era di William Shakespeare e lei non sapeva nemmeno che fosse esistito il bardo inglese.
Un giorno, era affacciata alla finestra della sua modesta casa e vide Magda tornare da scuola col suo passo giovane. Era di una bellezza oltraggiosa, alta, bruna, di carnagione chiara e con due occhi di velluto nero. Quanto l’amava. Maddalena era per lei parte della sua anima. S’accorse che la seguiva un’auto con due giovani scapestrati a darle noia. Magdalena li apostrofò dalla finestra, minacciando di chiamare la polizia. I giovani dell’auto, che non erano certo dei tipi fini, le rivolsero delle parole d’insulto, ma vista la determinazione dell’anziana donna e temendo davvero che avrebbe potuto chiedere l’intervento della polizia, desistettero e andarono via tra risate e sberleffi. L’auto con una manovra ad U, sgommando decisa, lasciò sull’asfalto il nero degli pneumatici.
“Nonna che paura ho avuto. Quei ragazzi non li conosco. Non sono studenti del liceo.”
“Ma niente, Magda, sono solo dei balordi in preda alle loro fregole giovanili. Stai serena. Hai visto che se ne sono andati subito?!”
“Forse volevano soltanto attaccar bottone. Volevano conoscermi. In fondo i ragazzi fanno così. Non trovi? Forse erano un po’ troppo arroganti e pesanti nell’approccio.”
“Magda, tu devi stare attenta a nonna. Sei molto bella e stai sbocciando come un fiore. La tua avvenenza è un’eredità pesante e potrebbe metterti nei guai, proprio come è accaduto a tua madre.”
“Ma mamma sta bene e lavora in Germania.”
“Sì, certo. Tua madre è una brava lavoratrice e ci manda i soldi per tirare avanti. Io con la reversibilità di nonno avrei poco margine per accudirti.”
“Mamma allora non mi ha abbandonata, mi vuole bene.”
Mormorò Magda Tra sé e sé. La nonna riuscì a udirla.
“Ma certo piccola mia. Il fatto è che è una donna sola e deve lavorare sodo per garantirti una vita decente. Lei sa che sei qui con me e che sei in buone mani, al sicuro. Tu devi pensare solo a studiare e a prepararti per il tuo futuro.”
“Mamma io la vedo almeno due volte l’anno e per me è una gioia, sono sempre molto contenta quando torna qui da noi, nonna. Però, non le perdono il fatto che ha voluto andarsene all’estero. Lei lo sa che le voglio bene e che avrei bisogno di stare insieme con lei. Non capisco questa sua scelta. Cerco di comprenderla, ma in me covo tanta rabbia.”
“Lo so, tesoro mio, lo so. Devi capire però che per una donna sola in Italia oggi è difficilissimo trovare lavoro. Lei sta facendo quel che può. Ha avuto una buona offerta in Germania. È riuscita a laurearsi in economia, parla l’inglese, il francese e sta apprendendo bene anche il tedesco. Guadagna bene. Qui da noi gli stipendi delle donne non sono nemmeno equiparati a quelli degli uomini, figuriamoci. È una donna in carriera. A chi avrebbe potuto lasciarti? Con me sa che sei protetta. Non poteva portarti con sé senza correre il rischio di trascurarti. Non avresti avuto tutte le attenzioni e la protezione che hai qui con me. Vedrai che tornerà. Alla prima occasione lavorativa buona tornerà, stanne certa e vivremo tutte e tre insieme. Adesso accendi il fuoco nel caminetto che preparo la cena.”
La casa di nonna Magdalena era semplice, ma non mancava di nulla. C’erano tutte le cose che servivano per le esigenze di vita. Quella mattina aveva comprato al mercato un po’ di spezzatino, composto da pezzi di carne pregiati e da altri un po’ meno pregiati. Li avrebbe fatti a stracotto con le erbe che le dava il fazzoletto di terra davanti casa. Tirati col vino rosso gioioso e rotondo di quelle parti, era sicura che sarebbero diventati una delizia.
Magdalena e Magda erano due donne sole che affrontavano la vita con coraggio e senza commiserazione. Andavano in chiesa, perché nonna era molto religiosa e Magda assorbiva la fede da lei come una piccola spugna. La sua innocenza, tra i turbamenti della sua età adolescenziale, si manifestava ancora quando accondiscendeva, con una dolcezza commovente, ai suggerimenti dell’anziana donna.
Magdalena era giovane durante la Seconda guerra mondiale. Dal suo paese natale, Firenzuola, la via più veloce per raggiungere il passo della Futa è quella che risale la valle del Santerno e che attraversa Cornacchiaia e Castro San Martino situati ai confini tra l’appennino Tosco Emiliano e quello Tosco Romagnolo. La gente che abita queste zone è dura, lo è sempre stata, forse screpolata negli animi dai freddi inverni. Costoro conservano e perpetuano, però, sani principi proposti con pochi fronzoli e molti contenuti sostanziali. La solidarietà, il senso di giustizia, l’attenzione al bene comune appartengono al pensiero collettivo. Ed è perciò che Magdalena si trovò a fare da staffetta tra il paesino e i partigiani asserragliati in montagna. Pedalava forte con la sua Bianchi da donna e le gambe erano tornite e belle. Tutto il suo fisico, magro e slanciato, emanava energia. La sua folta chioma bruna fluttuava all’aria che le veniva incontro.
Si era agli sgoccioli di quell’orrendo periodo storico e il nazifascismo sarebbe crollato definitivamente da lì a pochi mesi. Le truppe tedesche erano in ritirata e si attestarono sulla linea Gotica. Le scelte strategiche degli Statunitensi concentrarono le forze nella Francia Occidentale e bloccarono l’attività del generale britannico Alexander che avrebbe voluto sferrare un attacco deciso contro quella linea difensiva tedesca. Pertanto, la situazione in quella porzione di Appennino era stagnante. Nonostante la condizione bellica fosse ancora incerta e pericolosa, Le organizzazioni partigiane intervenivano sabotando le comunicazioni tedesche di qualsiasi tipo, i depositi di carburante e le installazioni militari con audacia e coraggio. Ad agosto del 1944 le truppe tedesche avevano subito numerose perdite a causa dell’attività di contrasto partigiana. Il feldmaresciallo Albert Kesselring, nel tentativo di arginare la devastante azione di quei combattenti, diramò ordini durissimi: le sue truppe avevano la facoltà di intervenire con qualunque mezzo per soffocare il loro operare. Furono fucilati i comunisti segnalati dalle milizie fasciste. Donne e bambini subirono sorti violente, parenti e conoscenti di sospetti partigiani furono arrestati e inviati nei campi di lavoro in Germania.
Per ogni caso di violenza contro l’esercito tedesco venivano impiccati ostaggi, i quali dovevano restare esposti per almeno dodici ore. Soltanto dopo, la comunità poteva dar loro le esequie e senza il conforto di un sacerdote. Le centraline telefoniche furono chiuse e l’utilizzo delle biciclette fu vietato. Questo era il clima terribile e pauroso di quei giorni.
Maddalena, in barba alle disposizioni di Kesselring, la bicicletta la usava, eccome! La prendeva nelle ore in cui sapeva che il controllo tedesco era più blando. Faceva la staffetta tra la comunità e una organizzazione partigiana asserragliata sulle alture della Futa
“Nonna è vero che tu eri una partigiana durante la seconda guerra mondiale?”
La giovane Magda era incuriosita dalle dicerie che giravano in paese sul conto dell’anziana, ma per timore di metterla in imbarazzo, si era sempre guardata dal formulare domande dirette e precise sull’accaduto. Quel pomeriggio si decise a rompere gli indugi e a chiederle direttamente conto delle voci sul suo conto che circolavano nella comunità. Il capo della vecchia si girò verso la nipote e gli occhi la fissarono quasi sperduti. Passò qualche secondo prima che Maddalena cominciasse a parlarle con dolcezza. “Si tesoro mio, sono stata una partigiana”.
Ho lottato come ho potuto per quel che credevo legittimo contro l’ingiustizia e la prevaricazione violenta, ma non me ne faccio un vanto. Ho combattuto, ma ho imparato sulla mia pelle che ogni combattimento sparge intorno a sé dolore e sofferenza. La guerra è una brutta bestia e va evitata sempre, ricorda. La pace deve essere l’obbiettivo primario dell’essere umano.”
“Perché nonna? Hai commesso qualche atrocità? Hai subito violenze? Cosa hai combinato? Cosa ti è accaduto? Perché in paese ti chiamano tutti nonna bombarda?”
Lo sguardo di Maddalena volse in un punto indefinito della stanza. I suoi occhi sembrarono adombrarsi.”
“La guerra, ti ripeto amore mio, è una cosa indegna e crudele. In certi momenti non avevamo nemmeno più lacrime per piangere. Un giorno mi alzai di primo mattino e uscii di casa per alcune commissioni da fare. In piazza, attaccato ad uno degli alberi che la contornavano, vidi il corpo del povero Piero che pendeva inerme. Le mani legate dietro alla schiena. Al collo aveva un cartello con su scritto: Bandito.
Piero si era unito alle formazioni partigiane per combattere coloro che riteneva degli invasori. Lui, come tanti altri, non avevano mai considerato i tedeschi come degli alleati. Le decisioni di Benito Mussolini di associarsi alla potenza germanica non erano condivise dalla totalità degli Italiani. Al contrario, moltissimi non erano d’accordo con le sue scelte. Scelte che avrebbero condotto l’Italia alla rovina. Lo avevano impiccato il povero Piero. Fu sorpreso quando scese in paese di socquatto per fare rifornimento di alcune cose essenziali. Tutta la comunità fu oltraggiata e alcuni uomini tra i più giovani furono mandati in Germania nei campi di lavoro.”
“È terribile, nonna. Come avete fatto a sopravvivere. Mi dici che non c’era molto da mangiare, non avevate le cose più basilari e i tedeschi vi hanno letteralmente violentati con spregio e senza alcuna pietà.”
“È stato un periodo orribile, piccola mia. La paura, l’incertezza, la vita che da un momento all’altro poteva lasciarti, e in malo modo, ci faceva vivere nell’ansia più profonda. Però, quasi come risposta all’atrocità sparsa tutt’intorno, i sentimenti erano forti e anche il coraggio prorompeva in alcuni momenti. Forse dettato dalla disperazione e dall’incoscienza.”
“Ma tu cosa facevi, come ti comportavi? Come hai fatto a sopravvivere?”
“Non mi guardare ora, piccola mia. Oggi sono vecchia, ma da giovane ero bella come te. Facevo la scivolosa con alcuni soldati tedeschi, perché vedevo che mi si rivolgevano nella loro lingua quando passavo. Io non li capivo, ma ci voleva poco a intendere di cosa stessero parlando. Uno in particolare, si chiamava Karl, mi veniva sotto e cercava di farsi capire. Era giovane come me e anche bello. Non si comportava con arroganza. Era gentile e, cercava a modo suo, di farmi una sorta di corte. Io facevo la civetta apposta. Me lo tenevo caro perché se mi avessero scoperta avrei fatto la fine del povero Piero. Non gli davo a capire che ero contro di loro, mi fingevo fessacchiota e superficiale.
Una notte, inforcai la mia bianchi e con alcuni importanti messaggi e un filone di pane pedalai forte verso le alture, dai miei partigiani. Andavo da Lupo, Umberto, il mio vero amore. Non mi accorsi che Karl mi stava seguendo. Fu bravo. Io giunsi alla postazione dei guerriglieri per la libertà senza sospettare nulla. Consegnai i messaggi e il pane e mi misi a parlare con Umberto. Karl, che nel frattempo aveva capito tutto, tornò giù di corsa alla sua guarnigione e diede l’allarme. Quando le tre autoblindo tedesche e i quattro camion, con una trentina di soldati al seguito, salivano lungo la strada verso di noi era tardi per fuggire. Ci avrebbero sterminati. Umberto, allora, diede l’ordine di caricare i mitra e di prepararsi allo scontro. Ma io ebbi un’idea per un’azione ancora più incisiva. Dissi a Lupo che i tedeschi non si sarebbero aspettati un’azione d’attacco in anticipo e lo pregai di mandarmi incontro a loro, aggirandoli alle spalle, con delle bombe a mano. Conoscevo quei boschi come le mie tasche. Io ero la causa di tutto e io dovevo rimediare. Lupo mi fissò intensamente, e stranamente non accennò a contrastare il mio piano. La situazione era veramente disperata. Si rivolse a Capitan free, a Combriccola, a Orso e a Calabrone e ordinò loro di prendere tutte le granate disponibili e di seguirmi. Anche io mi misi nella sacca quattro bombe. Li avremmo dovuti prendere da dietro e, prima che si fosse aperto lo scontro frontale, avremmo dovuto lanciare le bombe e sparare raffiche di mitra.”
Gli occhi della nonna si inumidirono, come se tutto il tempo passato non avesse guarite le ferite profonde di quei momenti tragici. Magda le si avvicinò e le prese le mani rugose con le vene che sembravano tante radici in superficie.
“Continua nonna. Lo so che per te rievocare quei dolorosi momenti è difficile, ma fammi sapere. In paese girano voci su di te. Io voglio sapere la verità.”
Il fuoco del caminetto scoppiettava e nella pentola cuoceva la cena per la sera. Dalla finestra, una luce trasparente inondava la stanza e allungava le ombre dei bicchieri e della bottiglia posti sulla tavola.
“Scendemmo lungo il sentiero degli aceri che attraversava un fitto bosco a lato della strada. La corta colonna tedesca si inerpicava a velocità costante. I quattro compagni partigiani con i mitra a tracolla e le borse piene di granate mi seguirono quatti quatti. Giunti al punto in cui l’avanzata della colonna tedesca doveva essere fermata, cominciammo a lanciare le granate.
Subito dopo, Lupo e i suoi aprirono il fuoco. Il crepitio dei colpi era intenso e le pallottole fischiavano dappertutto. Le autoblindo puntarono i cannoncini contro gli alberi dietro cui erano nascosti i partigiani e i soldati risposero al fuoco con intensità. Tutti i militari tedeschi furono disorientati perché l’attacco veniva da due fronti. Lupo e la sua compagnia avrebbero avuto la peggio se noi cinque non avessimo agito velocemente con determinazione. Calabrone, che mi era a fianco, prese una granata, infilò l’indice nella spoletta quasi a farmi vedere come si faceva, la strappò e dopo aver contato fino a tre la lanciò con un colpo di spalla verso la colonna tedesca. La bomba a mano andò ad infilarsi proprio nel chiusino superiore dell’automezzo ed esplose dentro devastandolo tutto, tra urla di dolore e imprecazioni. Alcuni mitragliatori tedeschi si volsero verso di noi e cominciarono a scaricare i loro caricatori. Io mi spostai strisciando a terra verso destra al riparo di un enorme acero e, presa una granata, le tolsi la spoletta. Non contai fino a tre, avevo troppa paura. Mi alzai e la lanciai subito verso la colonna tedesca. Un soldato la prese in mano e tentò di rilanciarla verso di noi, ma Capitan free fece fuoco su di lui, lo colpì e la bomba esplose tra i militari provocando scompiglio. Le raffiche dei tedeschi si intensificarono su di noi e Orso fu colpito a morte. Intanto, però, dall’altro versante Lupo e i suoi continuavano ad ingaggiare il nemico. La situazione era gravissima. Lo scontro durissimo. Io allora, presi un’altra granata.
Questa volta, fui più fredda. Guardai prima di lanciarla e vidi proprio Karl che sparava verso di noi. Anche lui mi vide, ma con qualche attimo di ritardo. Ebbi un po’ di esitazione, ma era questione di vita o di morte. Strappai la spoletta e la lanciai verso di lui. Lo colsi in pieno e lui con altri militari accorsi a spalleggiarlo saltarono in aria. Ero come se non fossi in me. Agivo automaticamente in preda al mio delirio di disperazione e paura. Lanciai la terza delle mie quattro bombe. Poi scappai e mi nascosi nel fitto bosco. Nello scontro alcuni partigiani morirono, ma la breve colonna tedesca fu annientata. Era fine dicembre del 1944. Ci ritirammo ancora più a monte, attendendo la controffensiva tedesca che non ci fu mai. L’8° armata britannica aveva finalmente sfondato la linea gotica. Dovemmo attendere, però, la primavera del 1945 per assaporare la libertà perché i tedeschi, tra alti e bassi, non mollarono tanto facilmente e l’avanzata degli Alleati non fu affatto facile. Ci furono ancora tanti lutti e dolore e disperazione, amore mio. Tante persone persero la vita e anche civili inermi furono massacrati per rappresaglia dalle truppe tedesche in ritirata.”
Magdalena, si ammutolì e fissò il fuoco del caminetto. I suoi occhi sempre ottimisti e pieni di speranza s’incupirono, come se un velo nero le fosse calato sul viso. Poi, d’un tratto, si scosse.
“Va bene, angelo mio, io prendo la pentola, tu finisci di apparecchiare che ci mangiamo questo succulento stracotto. E prendi il vino rosso che un mezzo bicchiere ci cade proprio a fagiolo!”
Nonna bombarda, si riebbe tutta e tornò alla sua solita verve attiva e propositiva. Magda, nel frattempo, rassettava la tovaglia, finiva di appaiare le posate e posizionava meglio i bicchieri sulla tavola, assorta nei suoi pensieri. Che forza era la nonna ed era felice perché sapeva di vivere con una donna forte e determinata che le voleva bene e che l’avrebbe protetta sempre a costo della sua vita. Si sentiva al sicuro con lei ed era il suo punto di riferimento per ogni cosa.
“Lo sai quanto vale una ragazza così bella sul mercato della prostituzione?”
Il balordo parlava un italiano stentato, con accento dell’est europeo.
“Lo so e forse vale ancor di più sul mercato degli harem dei principi mediorientali.”
Gli rispose il compare con accento nordafricano. Parlavano, ognuno a modo suo, un italiano povero e sgrammaticato, ma era l’unica lingua per comunicare, visto che uno non conosceva quella dell’altro.
“Vive con una vecchia ai margini del paese e sono sole. Non sarà difficile rapirla. Hai visto che torna da scuola sempre alla stessa ora? Ci appostiamo lungo il suo percorso, la prendiamo, la carichiamo in auto e il gioco è fatto. Ho già i contatti giusti che sono in attesa.”
L’est europeo si esprimeva con risolutezza e il suo degno complice gli rispose con un sorriso ebete, ma cattivo.
Magda stava tornando da scuola contenta. L’interrogazione di fisica era andata benissimo e aveva preso un bel voto. Non vedeva l’ora di dirlo alla nonna.
Una bmw nuova e nera le si accosto con una frenata decisa e lo sportello posteriore si aprì d’improvviso. Entrambi i mascalzoni indossavano un passamontagna nero. Magda intuì subito le brutte intenzioni dei suoi assalitori. Il nordafricano fu lesto e la prese per un braccio, ma lei, forte e vigorosa, si divincolò sorprendendo il malvivente e cominciò a correre verso casa gridando aiuto. Nonna bombarda la sentì da lontano, si affacciò alla finestra e la vide precipitarsi verso di lei. Realizzò subito cosa stava accadendo: “La bellezza tenta i ladri più dell’oro!” Passò di furia nella sua camera, prese una cosa dalla madia ai piedi del letto e uscì a precipizio. Se li ritrovò di fronte tutti e due i delinquenti.
“Corri in casa.”
Le urlò con quanto fiato aveva in gola. Intanto si fece avanti per fronteggiarli.
“Fatti da parte vecchia se non vuoi morire.”
Il criminale si manteneva a debita distanza per evitare anche l’assalto più disperato della vecchia. L’europeo dell’est impugnava una pistola di grosso calibro e la puntò contro nonna bombarda. Magda impietrita osservava la scena sull’uscio di casa.
“Devi passare sul mio cadavere, brutto sventurato!”
Le rispose Magdalena con tono aggressivo e determinato. Stringeva, ben nascosta nella sua mano destra, un qualcosa che sembrava una pietra. Il cielo, spettatore indifferente, era di un azzurro sfacciato ed arrogante.
“Te la sei voluta tu!”
Gridò infastidito lo scellerato sotto effetto di cocaina. L’aveva sniffata per darsi coraggio e forza. Puntò l’arma e sparò. Nonna bombarda, con un gemito di dolore, cadde a terra a faccia in su. Magda, urlò disperata e fece per correrle incontro, ma Magdalena si girò sul fianco destro, come se volesse rialzarsi, produsse un gesto deciso col braccio sinistro a strappo e con la destra a palmo in su, fece ruzzolare rapidamente quella “pietra” verso i due criminali. La granata andò a fermarsi proprio sulla punta della scarpa del malvivente con la pistola. L’esplosione sorprese i due balordi che non ebbero il tempo di capire nulla e saltarono in aria come due fantoccini disarticolati.
Magda dopo un attimo di smarrimento, con le orecchie che ancora le fischiavano, lasciò l’uscio di casa e accorse a soccorrere la nonna che era a terra con la bocca ancora spalancata per non farsi saltare i timpani. Intanto giunsero da ogni parte persone spaventate e annichilite dal fragore dello scoppio.
“Nonna, nonna!”
Magda la prese sotto le ascelle e la mise a sedere sul selciato abbracciandola da dietro le spalle, appoggiandosela sul petto.
“Non è nulla angelo mio. Le disse Magdalena con un filo di voce contraendo il viso per il dolore.”
“Nonna, nonna…”
Magda piangeva a dirotto. Magdalena svenne tra le braccia della nipote. L’ambulanza giunse alcuni minuti dopo e la corsa all’ospedale fu drammatica. L’operazione riuscì perfettamente e le fu asportata la milza dove si era andato a piantare il proiettile della pistola di grosso calibro spappolandola. La forte fibra dell’anziana donna l’aiutò molto e Magdalena sopravvisse. Recuperò uno stato di salute accettabile e ritornò a casa dopo due mesi di cure ospedaliere e di riabilitazione intense e amorevoli. Tutto il personale dell’ospedale l’accudiva con entusiasmo e parlavano di lei chiamandola nonna bombarda. Tornò a casa sua Magdalena e la nipote, che era andata a prenderla con alcuni amici, le fece strada. L’accomodò su una poltrona e le mise una coperta sulle gambe, abbracciandola e coprendola di baci. Sul fuoco del caminetto bolliva qualcosa nella pentola. Erano i pezzi di carne che Magda era andata a prendere dal macellaio per fare lo stracotto che alla nonna piaceva tanto. Il macellaio non volle farsi pagare.
Al processo fu assolta dal reato di omicidio plurimo a seguito del riconoscimento della legittima difesa, ma fu condannata per detenzione illegale di armi da guerra. Poiché incensurata, e constatata la situazione, le furono concesse le attenuanti generiche e le fu applicata la sanzione dell’ammenda.
Morì a novantatré anni Magdalena, nel duemila e sedici, e Magda, ormai donna, l’accompagnò al cimitero per l’ultimo suo viaggio con una stretta al cuore che non le sarebbe più passata per il resto dei suoi giorni e che si acuiva ogni volta che il suo pensiero andava a lei. Grazie alle cure della nonna, Magda poté studiare. Si laureò in giurisprudenza e passò a Firenze anche l’esame di stato per l’abilitazione alla professione di avvocato.
Nel duemila e diciannove, Magda era in compagnia di alcuni amici in un ristorante elegante. La cameriera, alta e bruna, che li serviva con dolcezza e professionalità porse loro il menu. Tutti ordinarono velocemente, solo Magda era perplessa, perché non conosceva la composizione di alcuni piatti. Con fare discreto, le si avvicinò il direttore di sala per aiutarla a scegliere il piatto di suo gusto. Scelse un primo di linguine con le capesante. Il direttore di sala chiamò la cameriera per comunicarle la scelta della cliente. Magda s’irrigidì improvvisamente.
“Come l’ha chiamata, scusi?”
Si rivolse con ansia al direttore.
“Magdalena. Perché?”
Magda cercò di trattenersi, ma era visibilmente toccata. Le vennero i lucciconi agli occhi e, imbarazzata, cercò con un fazzolettino tempo, estratto dalla sua borsetta, di tamponare il rimmel che le si scioglieva. Chiese ripetutamente scusa, sotto lo sguardo dei suoi amici che non capirono perché non sapevano.
Solo Valerio, un amico più intimo, che era a conoscenza di tutto e le sedeva accanto, comprese e riuscì a consolarla bisbigliandole all’orecchio:
“Coraggio Magda, tua nonna vive in te non solo per il nome, ma anche per l’esempio del suo coraggio e della sua determinazione. Sii felice. Il ricordo dell’amore che ti ha donato nonna Magdalena sarà la tua forza e ti accompagnerà e ti sosterrà per tutta la vita.”
“La bellezza tenta i ladri più dell’oro.” è tratta dall’opera di William Shakespeare Come vi piace. La proferisce Rosalinda, Atto I, scena III.
I luoghi, gli avvenimenti e i nomi dei personaggi di questo racconto sono frutto dell’immaginazione dell’Autore. Ogni riferimento a cose o persone sono da ritenersi del tutto casuali.