La più bella sei tu
Se andate in Sassonia, fate visita a una delle più belle donne al mondo: Uta von Ballenstedt. All’interno del duomo di Naumburg sono immortalati, nella pietra, la bellezza femminile e la compostezza del suo corpo. Moglie infertile di Ekkehard II di Messein, le sta accanto, ma distaccata. Con la destra tira il bavero del mantello sulla gota e sul mento; con la sinistra raccoglie la parte inferiore del mantello e lo porta sotto il seno a coprirsi il ventre, in un gesto auto protettivo.
Possiamo facilmente interpretare la prossemica e il linguaggio della sua effigie. Volge lo sguardo altrove, Uta, verso un punto indefinito. Suo marito, dunque, le è affianco, ma anch’egli è lontano. La distanza è sottolineata dall’interposizione dei suoi simboli virili di potere: la spada impugnata con la sinistra e lo scudo appoggiato sempre sulla coscia sinistra. La mano destra trattiene il mantello, ma con un gesto di pratica regalità, non certo di auto protezione: non ne ha bisogno. Anche Ekkehard guarda altrove, fissando un punto lontano, nella stessa direzione della moglie, ma con sguardo fermo e autosufficiente. Questa coppia non c’è. Lo sconosciuto, straordinario scultore, affida alle proprie mani innamorate la sua “nascosta” vendetta. Disney, in un viaggio del 1935, fu così colpito da Uta che la traspose nel personaggio Grimilde, la matrigna del suo più bel cartone-fiaba: Biancaneve.
Non a caso i bambini (e non solo i bambini) sono più colpiti dal personaggio Grimilde piuttosto che da quello di Biancaneve. Non è tanto la madre cattiva ad attivare l’inconscio del popolo dei “fanciulli”, quanto la regalità della sua figura. Ai tempi di Ekkehard (siamo nel XII secolo) non c’erano la stampa e la televisione. La rappresentazione del potere era affidata agli eventi, alle immagini dei dipinti e delle sculture. Al contrario di una nuda venere greca, Uta è oltremodo vestita, ma esprime la stessa sensualità. Il suo body language trasmette trepidazione più che autorità, compostezza più che indecenza ed è questo ad incantarci di più. Per comunicare fascino non c’è bisogno di mostrarsi troppo: è più efficace lasciar intendere piuttosto che esibire con incontinenza.
È una lezione che sembra non lambire nemmeno la coscienza di certi attuali personaggi pubblici, politici e non. Non sono un benpensante, ma – credetemi – questo insegnamento sarebbe opportuno lo imparassimo tutti, donne e uomini, per comune convenienza.