ABSCONDITUS ET REVELATUS

Nella Bibbia, nel libro di Isaia è riportata la frase: “Veramente, tu sei un Dio nascosto, Dio d’Israele, salvatore.” (45:15-17 CEI). Il concetto della sostanziale incoscienza di Dio, quindi della sua imperscrutabilità, entrò a far parte della fede cristiana che non spiega con la ragione l’esistenza del divino. Nicola Cusano, Giovanni Calvino, tra i tanti teologi cristiani, fanno loro questo pensiero. Perfino Martin Lutero, che però parla anche di deus revelatus, si riferisce al Dio nascosto. Nella ultima produzione del riformatore tedesco possiamo rintracciare due linee di pensiero a tal proposito:

  1. Dio si rivela soltanto nascondendosi;
  2. Anche rivelato, Dio resta sempre nascosto.

 Restando in argomento, famosissima è la frase di Blaise Pascal: “Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce.”, con la quale il grande filosofo francese intende porre fine alla vexata quaestio se l’esistenza di Dio possa essere spiegata con la ragione.

 Blaise Pascal

Oggi, viviamo nell’era del dio Ermes/Mercurio, l’era della comunicazione veloce in cui il nascosto e il rivelato si confondono e, spesso, sono ingarbugliati e poco chiari. Nel “villaggio globale”, proprio come ai tempi di Lutero, il rivelato è il miglior modo di celare poiché, anche rivelata, la verità rimane sempre nascosta. In democrazia come nei regimi autoritari la propaganda assume un ruolo importante. Il suo intento è quello di dispensare (rivelare) verità al contempo nascondendole. Nei canali di trasmissione istituzionale (di democrazia o di regime), nel web, nei social media ci misuriamo con notizie contraddittorie, spesso false o malamente mistificate. Come rintracciare e comprendere la verità, allora? E, se compresa e capita avendo raggiunto prove inconfutabili, come diffonderla? Lo stato naturale del Sapiens è il conflitto e non la pace e si sa che, nella dimensione conflittuale, la prima vittima sacrificale è aletheia (ἀλήθεια): il dischiudere e lo svelare. Quindi, la verità, come sempre, si rivela nascondendosi e, anche se rivelata, dunque, resterà ogni volta nascosta? È una questione di angoli di visione, di weltanschauung, di concezione del mondo e della vita e della posizione dell’individuo e del collettivo in essi occupata?

Per Julian Assange, una volta in possesso di documenti importantissimi e dirimenti, nascosti dalle Istituzioni USA, è stato giusto e necessario rivelarli. Non della stessa opinione sono le già menzionate Istituzioni statunitensi che ritengono di estrema gravità l’aver svelato notizie che avrebbero dovuto permanere nascoste.

 Julian Assange

Nella guerra russo-ucraino, che sta stravolgendo il mondo intero e le nostre vite, dov’è la verità? È davvero così semplice poter dare la ragione soltanto a una parte dei belligeranti? Chi ha ragione Putin o Zelenzky? Il brutale invasore o la povera vittima invasa? Davvero si può credere che, in questo caso come in tanti altri, la verità sia così facile da reperire? Il rivelato e il nascosto così semplici da definire?

Leone Tolstoj, in contrapposizione all’illuminismo di von Clausewitz, nel suo romanzo Guerra e pace, a proposito della spiegazione del disastro della campagna napoleonica in Russia, così si esprime.: “Il cuore del re è nella mano di Dio. Il re è schiavo della storia. La storia, cioè la vita incosciente comune, la vita di sciame dell’umanità, si serve di ogni momento della vita del re come di un mezzo per raggiungere i propri fini.”. La vita incosciente comune di Tolstoj è ciò che lo psichiatra Carl Gustav Jung chiamerà, qualche anno più tardi, inconscio collettivo: il dio nella cui mano è il cuore del re.

 Leone tolstoj

I cuori dei re sono schiavi della vita di sciame dell’umanità, dell’inconscio collettivo, sono nelle mani di Dio? Di questo deus absconditus?

James Hillman, in apertura del suo denso libro “Un terribile amore per la guerra”, riporta una frase pronunciata nel film “Patton, generale d’acciaio” dall’attore che recita la parte del famigerato militare statunitense mentre, dopo una battaglia devastante, tiene tra le braccia un ufficiale in fin di vita: “Come amo tutto questo. Che Dio mi aiuti, lo amo più della mia vita”.

 Patton generale d’acciaio

La vita di sciame del sapiens è sempre stata conflittuale e violenta. La lotta per la sopravvivenza ha reso i nostri progenitori, fin dagli albori dell’Umanità, contendenti e brutali. Le nuove teorie dell’evoluzione della specie abbandonano la filogenesi della linearità per orientarsi su un principio stocastico evolutivo. Cioè, non più una progressione lineare dalla scimmia all’uomo, ma uno stato di permanenza circolare in cui erano presenti altri esseri umani (neanderthal, hidelbergensis, desinova etc.) di cui il sapiens è stato il più spietato killer. Siamo rimasti solo noi sapiens. Nel nostro dna “nascondiamo” una urgenza bellica che si “rivela” continuamente sia nel macrocosmo sociale sia nel microcosmo individuale attraverso una disposizione naturale all’ostilità e all’aggressività che ha garantito la sopravvivenza della specie nella competizione per la vita. “Polemos è padre di tutte le cose” ci ha lasciato scritto Eraclito in uno dei suoi frammenti (22B53 DK; Colli A19).  Se non analizziamo l’inconscio individuale e l’inconscio collettivo di noi sapiens (luoghi elettivi, abbiamo compreso, del deus absconditus) non riusciremo mai a comprendere la propensione per la guerra (vera e propria sindrome psichica) e mai la potremo neutralizzare prevenendola. Come ogni psicoterapeuta sa, nessuna sindrome psichica può essere risolta, nella sua frequente dolorosa immobilità, se non riusciamo ad entrare fin dentro la sua essenza. Solo allora potremo parlare in modo intelligente di pace e di rinuncia allo scontro bellico. Il deus absconditus e il deus revelatus perderanno, allora, la loro caratteristica di contemporaneità di luterana memoria, scindendo definitivamente il nascosto dal rivelato, unico passo soterico verso la pace e il bene diffuso.

 Deus absconditus

La risoluzione della propensione umana alla guerra e al conflitto è un compito della psicologia. Forse il compito più gravoso e importante a cui la psicologia deve offrire una risposta forte e adeguata. L’atteggiamento irrisolto di ciò che di distruttivo alberga indisturbato nell’animo individuale e collettivo va “svelato” e tolto al “nascosto” altrimenti si manifesterà nelle vite personali e nella “vita di sciame dell’umanità” come destino, sovente tragico.

 Deus revelatus

Nel momento in cui scrivo, si annoverano 59 guerre in svolgimento nel nostro pianeta, tra le quali le più note sono quella in Afganistan, quella in Myanmar, quella in Yemen, quella Russo-Ucraina e quella del Tigray in Etiopia.

In conclusione, mi preme porre all’attenzione di tutti, nessuno escluso, soprattutto i re i cui cuori sono “nella mano di Dio”, che il destino della guerra è quello di minacciare la vita e, oggi, addirittura la sopravvivenza della specie.