Il natale del cuore
Lo scrittore Philip van Doren Stern pubblica a sue spese nel 1943 un racconto di poche pagine dal titolo The greatest gift, Il dono più grande.
Tutti sappiamo ormai quanto lo stress e i cattivi sentimenti ad esso legati siano nocivi per la salute e per quella del cuore in particolare. L’aumento della secrezione del cortisolo (l’ormone soprannominato killer per la sua implicazione nell’abbassamento dell’immunocompetenza) è una delle più conosciute e dannose conseguenze legate alla carenza di amore ricevuto e dato. Sì, perché non solo chi riceve amore, ma anche chi sa donarlo ha in cambio come “grande dono” una qualità della vita ed un benessere fisico migliori e più gratificanti. Per lo stesso motivo le statistiche ci dicono che i felicemente accoppiati vivono meglio e più a lungo dei single.
Dal bellissimo racconto di van Doren Stern, in poche parole, l’indimenticabile regista Frank Capra, con i suoi sceneggiatori Frances Goodrich e Albert Hackett, con scene addizionali rispetto al racconto lavorate da Jo Swerling, ci tira fuori il film dal titolo It’s a wonderful life, La vita è meravigliosa.
La pellicola è interpretata da un cast d’attori straordinariamente bravi tra cui i protagonisti James Stewart (l’architetto idealista George Bailey) e Donna Reed (la moglie Mary Hatch). La pellicola riceve ben cinque Oscar e si piazza nella classifica definitiva dell’American Film Institute come il miglior film d’ispirazione di tutti i tempi. È il film di Natale. Io lo rivedo tutti i Natali ed ogni volta mi commuovo, pur conoscendo ormai a menadito la trama e addirittura le batture di ogni attore. Cosa c’insegna il sensibilissimo van Doren Stern? Una lezione che in molti tendiamo a dimenticare nel corso degli altri trecentosessantaquattro giorni dell’anno, ma che la notte di Natale l’istruttivo e struggente film di Capra, tratto dal suo racconto, ci ricorda: la vera ricchezza della vita non consiste in ciò che troviamo sotto l’albero, ma in ciò che abbiamo intorno ad esso!
La gioia, quale “dono più grande”, non consiste tanto negli oggetti che ci vengono regalati quanto nell’amore che siamo in grado di offrire e di ricevere. Per quanto sia difficile tenere a mente tutti i giorni questi precetti nella vita frenetica e crudele che viviamo, dovremmo tutti sforzarci di ricordare che il Natale del cuore fa del bene non solo a noi stessi, ma anche e soprattutto agli altri. Gli “Altri” siamo noi: il cerchio si chiude; non dovremmo mai dimenticarcene. Il Natale non è solo la nascita di nostro Signore Gesù; il Natale è un archetipo; è la festa della famiglia, intesa anche nella sua accezione più ampia. Nessuno dovrebbe stare solo la sera di Natale. Nessuno, nemmeno il più reietto degli esseri umani. Ognuno dovrebbe poter ricevere un frammento scintillante del bene globale che la vita racchiude in sé, purtroppo insieme a tante altre cose più oscure e meno luminose. Perché è questo bene inarrestabile, energia pura e naturale a moto perpetuo, che ci ha salvato e non ci ha fatto ancora estinguere come specie. Questo è il significato più profondo del Natale: l’amore. Noi staremo meglio e saremo più “ricchi”, il cuore scandirà il tempo nel nostro petto con migliori risultati, quanto più amore saremo in grado di riscuotere e di donare.
Non il denaro, né la fama, né il potere, ma l’amore semplice, oblativo e disinteressato, che il Natale col suo emozionante miracolo, ogni anno, ci riporta alla mente; non a caso la notte del ventiquattro dicembre si posiziona nel solstizio d’inverno, quando la luce della nostra stella nana comincia a prende nuovamente il sopravvento sul buio, qui sulla terra. Come ci ricordano i grandi scrittori, artisti che giungono spesso a centrare la verità prima degli scienziati, una vita senza amore che vita è? La vita non può esistere senza amore. Allora Charles Dickens, Philip van Doren Stern, Feodor Dostoevskij o Italo Calvino, tanto per citarne alcuni, ci lanciano dalle loro righe scritte una “bussola” speciale, con un “ago” in grado di orientarci sempre verso il “nord” del bene personale e comune: il Natale del cuore. Seguiamo la direzione che ci indica: è quella giusta.