La ferita psicologica da umiliazione

Con questo articolo intendo avviare un percorso di analisi che metta a fuoco le cinque ferite psicologiche più importanti per l’individuo. Inizio con la ferita da umiliazione. Questa ferita è legata al mondo dell’avere e del fare. È la madre ad infliggerla, ma anche il padre se svolge le funzioni materne (controllo della pulizia personale etc.). La maschera psichica è quella del masochista. Il ferito da umiliazione (scrivo al maschile per comodità d’esposizione, ma è chiaro che mi riferisco anche al femminile) prova piacere nel soffrire e il suo inconscio lo spinge a farsi del male o a punirsi in anticipo rispetto agli altri.

L’anaffettività materna procura la ferita da umiliazione

Il fare e l’avere sono le dimensioni esistenziali in cui il masochista tenta di compensare la ferita da umiliazione. Anche essere come gli altri lo vorrebbero è una sua dimensione esistenziale. La maschera da masochista che indossa ha una funzione protettiva poiché, paradossalmente, con essa vorrebbe evitare il dolore legato alla ferita da umiliazione. La vergogna è uno stato d’animo frequente in chi ha subito la ferita da umiliazione. Ricordo che la vergogna è relativa al torto rispetto al fatto esterno, mentre il senso di colpa (che spesso si confonde con la vergogna) è relativo al giudizio morale negativo che è un fatto interno. Il contrario della vergogna è l’orgoglio che spesso troviamo nel comportamento del ferito da umiliazione/masochista quasi come volesse compensare il suo sentire doloroso. Altra caratteristica del masochista, questa volta fisica, è l’accumulo del grasso corporeo di cui, guarda caso, ha vergogna che sovente nasconde con un comportamento gioviale e allegro, scherzando sul suo stato di pinguedine.

L’accumulo del grasso nel ferito da umiliazione

Altre caratteristiche fisiche del masochista: basso, collo grasso e rigonfio, muscoli del collo tesi così come alla gola, alle mascelle e alle pelvi. Il volto è tondo e di solito neotenico (cioè che mantiene le caratteristiche dell’infanzia anche da adulto), occhi aperti e con espressione “innocente”. Questo tipo psicologico non ama la velocità e ha difficoltà ad attuarla anche quando necessaria. Prova vergogna, appunto, se non riesce a stare al passo con gli altri. Tale insufficienza potrebbe spingerlo a subdoli comportamenti “vendicativi” e denigratori rispetto alle persone che le sono vicine, soprattutto in ambito lavorativo. Di contro, come compensazione alla sua “lentezza” la sua preoccupazione principale è quella di apparire “solido” e “competente”, perciò è sempre efficiente e si fa carico di molti impegni, soprattutto in ambito lavorativo. Più impegni assume e più aumenta parallelamente il suo peso corporeo. Occupandosi troppo efficientemente delle incombenze che coinvolgono anche gli altri (i colleghi di lavoro ad esempio) inconsciamente tende a sminuirli con intento umiliante (non a caso). Durante una sua assenza, poiché ha accentrato su di sé molti compiti, i suoi colleghi o parenti entrano in crisi perché non abituati a far fronte al da farsi e non sanno cavarsela da soli.

 faccio tutto io

Uno dei compiti fondamentali del ferito da umiliazione è quello d’imparare che è dannoso occupare troppo spazio nelle vite di chi gli vive accanto (famiglia o lavoro). La ragione del suo corpo pingue è racchiusa nella necessità che egli prova di dover conquistare più spazio possibile. È tanto grasso quanto più ritiene che debba essere importante il suo posto nelle dinamiche famigliari e lavorative (per compensazione alla sua disistima di sé dovuta alla ferita da umiliazione). Quando avrà la certezza di essere importante, ma soprattutto stimato senza trucchi o comportamenti subdoli e sleali, nella dinamica del gruppo, non sarà più necessario al suo corpo di prendere tanto spazio e dimagrirà. La necessità del controllo nel masochista è dovuta alla paura di vergognarsi di se stesso o delle persone che dovrebbero portargli stima e considerazione. Il legame con la madre, spesso relazione carente dal punto di vista affettivo, è forte e ambivalente. Egli non vuole che la madre possa vergognarsi di lui o non possa considerarlo benevolmente. Il legame con la madre è vissuto come un peso gravoso, altro motivo in più per ispessire la schiena.

Rapporto conflittuale o anaffetivo madre-figlia

Alla morte della madre, il masochista può provare un inconfessabile senso di liberazione. Altre volte, quando il legame è ambivalente e troppo forte, va incontro ad una crisi agorafobica. Questa è spesso confusa con una crisi depressiva che, però, è tutt’altra cosa. Per non deludere la madre e le sue richieste, anche non chiaramente espresse, il masochista perde il contatto con i suoi desideri più intimi e, per compiacerla, resta in contatto soltanto con quelli che lei approverebbe. Il vissuto narcisistico della madre che vive il figlio come estensione di sé e vorrebbe il suo successo, probabilmente per compensare un proprio insuccesso nella vita, può indurre costui a comportamenti del “sono disposto a tutto” pur di raggiungere mete di alta considerazione. Anche lo svilire gli altri rientra nel comportamento scorretto del masochista poiché abbassare gli altri, nella sua errata convinzione, comporta automaticamente un innalzamento di sé. In questo particolare comportamento, per lo più inconscio, è davvero “cattivo”. Questa sua inesatta convinzione presto presenta il conto, però, perché gli altri si difendono e contro reagiscono inferendo al masochista, guarda caso, quella stessa sofferenza che egli ha provato a superare col suo comportamento offensivo. Ribadisco che il comportamento principale di chi ha subito la ferita da umiliazione, principalmente per nasconderla, è di rendersi estremamente utile e, almeno nella sua mente, insostituibile. Per arrivare a ciò, il masochista ferito da umiliazione prova a prepararsi con accanimento, anche se non sempre riesce ad essere veramente competente perché non riesce a colmare i suoi vuoti da carenza psicologica. Vuoti che, nonostante la sua preparazione raggiunta, si ripercuoteranno negativamente nei rapporti con gli altri, famigliari e colleghi di lavoro.

 Far ridere, prendendosi gioco di sé

 Questo tipo psicologico sa far ridere gli altri prendendosi gioco di sé. Così si difende dalla vergogna e dal disagio con parole insospettabili. Però, non si deve cadere nel tranello, perché la sua suscettibilità è alta, al contrario di quel che si sarebbe portati a credere. Fintamente, dunque, il masochista è bravissimo ad autosminuirsi. Nel suo parlato troviamo frequentemente i suffissi -ino e -one. Chi soffre della ferita da umiliazione è portato, in pubblico, ad addossarsi colpe altrui, scusandosene. È questo un modo per recuperare la stima di sé e sentirsi “brave persone”. Nel suo più intimo privato, però, avviene un processo del tutto opposto che lo porta al rancore e attua comportamenti camuffati che intendono ferire e affossare chi pubblicamente ha inteso difendere. Quindi, farsi carico pubblicamente delle responsabilità altrui scusandosene non è un processo psicologico che conduce alla soluzione di eventuali problemi contingenti sia personali sia della dinamica del gruppo di riferimento. Faccio presente che gli altri non potranno mai far sentire in colpa chi il senso di colpa non lo percepisce interiormente.

 Percepire il senso di colpa interiormente.

Esso, infatti, è una realtà interiore, risiede nella psiche ed ha legami col Super Io (l’entità morale in noi). Rimarco, a questo punto, la facilità con cui l’umiliato soffre maggiormente di senso di colpa. Altro punto importante, per il masochista, è la libertà. Significa per lui il desiderio di non avere alcun controllo da parte di nessuno e poter fare ciò che vuole quando vuole. Seguendo questo falso principio, in ambito lavorativo attua anche comportamenti nascosti e scorretti pur di ottenere ciò che desidera.

 Contraddizione comportamentale

Tali rapporti sono legati al controllo genitoriale ricevuto da bambino. Quando il masochista riesce a percepirsi libero, allora tende ad esagerare e il troppo diviene la sua regola. La contraddizione consiste nel fatto che occupandosi troppo di se stesso non si occupi più adeguatamente degli altri. Ciò, però, risveglia l’umiliazione subita da bambino quando osava sottrarsi all’obbligo di badare agli altri. Questo è il motivo del blocco dell’energia nel suo corpo che lo porta ad ingrassare. Se riuscisse a viversi con equilibrio la sua libertà il suo corpo dimagrirebbe. Dunque, la grande paura del masochista è la libertà. Inconsciamente fa di tutto, quindi, per non essere libero. Crede di garantirsi la libertà occupandosi di tutti coloro che gli stanno intorno, poiché così il controllo è suo. In realtà, si condanna alla schiavitù da solo poiché credendo di “punire” qualcun altro punisce se stesso. A volte, tende ad autopunirsi prima che lo facciano gli altri, sempre con lo scopo di evitare la condanna che viene da fuori che sarebbe una conferma peggiore alla sua mancanza. In pubblico ha difficoltà a gratificarsi e, quando accade, tende a scusarsi a ripetizione.

 Le scuse in pubblico

Il masochista possiede un elevato senso del dovere proprio direttamente collegato alla sua disistima di sé. Queste sue caratteristiche psicologiche lo portano, in piena contraddizione, ad intermediare perché così facendo mantiene una posizione centrale nelle relazioni. Altra ragione, questa, per far crescere sul corpo strati di grasso di protezione. Nei gruppi di lavoro non è raro che ricopra il ruolo di “falso” capro espiatorio. Le spalle, per reggere le tensioni, tendono ad ispessirsi e soffre a ripetizione di mal di schiena. L’atteggiamento complesso della sua dinamica psichica realizza, guarda caso, le condizioni che infine porteranno all’umiliazione pubblica e privata.

Ricordo che non è ciò che si vive che ci fa soffrire, ma è come reagiamo a ciò che viviamo, il che è in accordo con le ferite psicologiche da noi subite e non guarite. È così difficile per il masochista entrare in contatto con le sue sofferenze profonde che spesso si lancia a giudicare gli altri e a pretendere per loro ciò che dovrebbe pretendere da sé stesso. In effetti, fa di tutto per restare inconsapevole della sua sofferenza per timore di provare il dolore che accompagna le sue ferite.

 Reazione alla sofferenza.

La sessualità del masochista è molto correlata alla vergogna (il più delle volte nascosta) che prova in generale. Un esempio tipico è quello del figlio di ragazza madre (il cosiddetto figlio della vergogna). Egli sarà un adulto con ferita da umiliazione molto profonda e avrà un intendimento dell’atto sessuale molto negativo, condizionato com’è dal tipo di concepimento che lo ha generato. Il femminile masochista tende a reprimersi molto sessualmente. Il maschile masochista si sente controllato. Più la vergogna del ferito da umiliazione è collegata all’atto sessuale più l’individuo sarà oggetto di molestie sessuali, specialmente se molto giovane. Molti masochisti iniziano ad ingrassare quanto più si manifestano i desideri sessuali: non essere desiderabili perché grassi è una difesa per non essere molestati sessualmente e anche per privarsi del piacere della sessualità. Non è che i masochisti non siano sensuali e sessuali, ma non riescono a lasciarsi andare al piacere e a riconoscere le loro vere necessità in questo ambito (ma potremmo dire come in tutti gli altri ambiti). La confessione cattolica è stata un vero dramma per intere generazioni di masochisti alle prese con la vergogna.

 La confessione cattolica.

L’ambivalenza tra sensualità e castità, tra sporco e pulito, è presente nella psiche dell’umiliato e lo porta a vivere l’attrazione per ciò che è deplorevole pur contro la sua volontà. Molto deprecabili possono essere le azioni scorrette e malvagie che lo portano ad infliggere sofferenza e dolore a chi gli sta vicino (quasi come fosse un tentativo proiettivo di liberarsi del suo dolore e della sua sofferenza da umiliazione imponendola agli altri).

Un decalogo delle malattie dell’umiliato potrebbe essere sintetizzato così:

  1.  mal di schiena e spalle pesanti;
  2.  disturbi respiratori;
  3.  disturbi alle gambe e ai piedi;
  4.  problemi epatici;
  5.  mal di gola frequenti;
  6.  problemi alla tiroide;
  7.  pruriti ed eczemi cutanei;
  8.  ipoglicemia/iperglicemia e diabete;
  9.  problemi cardiaci;
  10. numerosi interventi chirurgici.

Rispetto all’alimentazione il masochista o mangia troppo o mangia troppo poco. Frequenti sono i momenti bulimici e gradisce di più i cibi ricchi di grassi. L’umiliato compensa con il cibo le sue carenze rispetto al piacere che vuole provare nella vita, ma che si vergogna di provare. Quando riesce a sbloccarsi e a gratificarsi in modo equilibrato rispetto ai suoi desideri, comincerà a perdere peso e, se mantiene la modalità di gratificazione, lo stabilizzerà. Le diete strette sono deleterie per tutti e soprattutto per il masochista. È sul piano psichico che egli deve lavorare per liberarsi del peso eccessivo. Il controllo dietetico e fisico rigido non è seguibile per lungo tempo e rischia di portare all’effetto yo yo se non si è giunti al riequilibrio psicologico della ferita da umiliazione.

 Mangiare troppo.

Il percorso verso il miglioramento e la guarigione potrebbe sintetizzarsi in quattro passi:

  1. Prendere coscienza fino a che punto ha provato vergogna di sé o delle persone vicine a sé;
  2. Fare il punto su quanti altri abbiano potuto vergognarsi di lui;
  3. Prendere coscienza di tutte le volte in cui si auto umilia e/o si sminuisce e si sente indegno nonostante le sue azioni aggressive volte a far sembrare gli altri indegni.
  4. Osservare con attenzione quante volte si fa carico delle responsabilità e degli impegni altrui anche quando non di competenza e/o non necessario.
Caricarsi le responsabilità di tutti sulle spalle.

 Ricordo che la madre o il padre del masochista hanno subito a loro volta la ferita da umiliazione e tendono a trasmetterla. Se il masochista riuscirà a provare compassione per il/i genitore/i sarà facilitato a toccare la compassione per se stesso, passo soterico che indirizza alla guarigione. La prima manifestazione di una ferita da umiliazione è l’incapacità di perdonarsi per ciò che si fa a se stessi e/o agli altri. La consapevolezza di avercela con se stesso è un passo fondamentale che permetterà al masochista di perdonarsi e di guarire. Per riconoscere una ferita psicologica si deve saper andare oltre le parole, affidandosi all’analisi corporea perché il corpo non mente mai.

La postura del corpo non mente mai.

 L’umiliato rimprovera agli altri tutto ciò che egli stesso fa e non vuole vedere. Questa è la ragione per cui si attira intorno persone che gli mostrano, anche con metodi duri, cosa fa agli altri e a se stesso. È importante concedere al masochista il tempo necessario per fari sì che egli riconosca la ferita da umiliazione. I suoi tipici comportamenti sono dovuti alla paura di rivivere la ferita da umiliazione.

Concludo sottolineando che una psiche che ha subito una ferita psicologica è in una fase detta “reattiva”; cioè sta reagendo all’afflizione, quindi, non è centrata, non è equilibrata e non può star bene ed essere felice.