ME NE FREGO!

Slogan è un fonema che deriva dall’antico gaelico scozzese Slaugh (guerra) Ghairm (grido), quindi propriamente: grido di guerra. Lo usavano i clan scozzesi. Successivamente fu in uso ai partiti inglesi per definire una parola d’ordine politica. Infine, agli inizi del secolo scorso, ha assunto il significato contemporaneo di motto, con uso frequente in ambito pubblicitario. Nella comunicazione, scritta e vocale, lo slogan è molto utile e pratico poiché sintetizza, in poche parole, una dichiarazione che esprime un principio, un pensiero o una considerazione. Peraltro, proprio per essere così sintetico e il più delle volte orecchiabile (ricordo lo slogan relativo alla campagna politica per la presidenza degli USA di “Ike” Eisenhower: I like Ike, mi piace Ike), lo slogan è passibile di ampie alterazioni che lo rendono espediente favorito da ingorde commercializzazioni e da ignobili politicanti.

Ike Eisenhower 34° Presidente degli USA

Uno slogan in voga durante il ventennio fascista fu: “Me ne frego”.  Frase concisa che fece molta presa sugli Italiani, popolo già allora predisposto a disinteressarsi di tutto ciò che non fosse di propria esclusiva pertinenza. La storia, maestra di vita *, ci ricorda quanto disastroso fu l’atteggiamento politico sintetizzato da questo motto. L’autarchico menefreghismo per ciò che accade al difuori del nostro mondo ristretto, quello che gira intorno al nostro ombelico, per intenderci, è sempre stato apportatore di sofferenza e pesanti difficoltà. La libertà e l’equità, quali elementi apportatori di benessere diffuso, sono garantite dalla partecipazione e non dal disinteresse. Differentemente, la campagna elettorale vincente che portò Barack Obama alla presidenza degli Stati Uniti fu scandita dallo slogan di significato completamente opposto: “I care”, cioè: “Mi interesso”.

Barack Obama 44° Presidente degli USA

La vita di ognuno di noi è legata, in un modo o nell’altro, a quella degli Altri. L’Altro incrocerà sempre il nostro cammino, nel bene e nel male. Tutto ciò che facciamo, tutto ciò che sosterremo con azioni, con idee, avrà un peso anche sociale oltre che privato. Ad esempio, se è vero che gli Altri siamo noi, il male che farò agli altri sarà il male che avrò compiuto nei miei stessi confronti. Quindi, il “Me ne frego” non porta da nessun’altra parte se non al dolore e alla sofferenza, più o meno intensi, sia nel microcosmo personale sia nel macrocosmo sociale. L’egoismo, e il relativo comportamento ad esso collegato, può dare l’idea, nel breve periodo, di poter raggiungere un vantaggio e un benessere personali. In realtà non è così. Il prendersi cura di se stessi non può prescindere dal prendersi cura degli Altri, con rispetto e considerazione. Lo stesso Gesù di Nazareth ci ha tramandato un pensiero estremamente valido e calzante: “Non fare agli Altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”. Quindi, non fare il male, ma fai il bene seguendo principi e valori universalmente accettati e riconosciuti. Con una frase dal sapore volteriano, allora, potremmo affermare che ognuno è colpevole del bene che non ha commesso.

François Marie Arouet detto Voltaire

Nelle nostre vite quotidiane riscontriamo spesso la mala educazione che scavalca a piedi pari la considerazione e il rispetto verso il prossimo. La cultura alla base di detto comportamento è quella del furbo che possiamo riscontrare a livello locale (saltare la fila con un falso pretesto) e a livello mondiale (emettere bond spazzatura per fregare milioni di risparmiatori). Buggerare l’Altro non paga mai bene alla fine dei conti. Il prezzo da saldare è la perdita di ogni credibilità che si associa ad un’onda di ritorno, in alcuni casi, anche molto devastante.

Fulgidi esempi di parcheggi del chissenefrega. Specchi della cultura della non considerazione altrui

La gestione politica democratica non è affar semplice. Soddisfare le esigenze di ogni componente sociale è un’impresa ardua. L’unica rotta da seguire, anche in questo caso, è l’attenzione che si deve al Bene comune nel processo decisionale. Tutto ciò che esce da questo benefico “solco” è “delirante” ** e, alla fin fine, controproducente.

Parlamento democratico, presidio di equità sociale.

La proterva cultura del “Me ne frego” e la desolante “Cultura del furbo” possono essere efficacemente contrastate con l’intervento educativo rivolto alla correttezza. Intervento che va somministrato all’individuo fin dalla più tenera età, a cominciare dalla scuola dell’infanzia fino a giungere all’università. Legalità, correttezza, rispetto degli Altri, perseguimento del Bene comune, amore per l’ambiente e per tutti gli esseri viventi che in esso esistono. Questi sono i veri valori che si pongono come bussole per l’orientamento dei comportamenti singoli e collettivi. Tutto il resto è da valutare con stretta osservazione e attentissima critica.  

      * Cicerone, De oratore, II, 9, 36: Historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis. “La storia è la vera testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell’antichità”.

** Plinio il vecchio nella sua Naturalis Historia, nel libro diciottesimo al paragrafo 180, ci fa comprendere quanto “fare solchi” in modo corretto, in latino lirare, è di straordinaria importanza per la semina. Se l’operazione non è svolta nella giusta maniera, avviene ciò che Plinio definisce col verbo delirare, cioè: uscire dal solco, con relativo danno rispetto al raccolto.