La lotta tra natura e artificio umano

Fin dalla notte dei tempi il grande sforzo dei nostri progenitori è stata una lotta contro l’immane potenza della natura. Homo sapiens, secondo la classificazione che fece lo scienziato svedese Linnaeus nel 1758, è la designazione tassonomica dell’essere umano attuale, genere homo (di cui è l’unica specie vivente), famiglia degli ominidi, ordine dei primati. Orbene, l’ambiente in cui il Sapiens, nostro antenato paleoantropologico si è trovato a vivere non è mai stato del tutto naturale, proprio a causa del suo agire. Il suo impegno per la vita è stato e sarà sempre un duello senza esclusione di colpi contro la morte, in senso personale, e contro l’estinzione, in senso collettivo. Ricordo che il genere umano è stato più volte vicinissimo all’estinzione.

Di nuovo a un passo dall’estinzione?

L’Uomo, modernamente inteso, sembra essere originario dell’Africa nordorientale (il cosiddetto corno d’Africa, Etiopia, Somalia, Eritrea). Circa 200.000 anni fa, con la seconda fuoriuscita dal continente nero (processo di migrazione denominato con temine anglofono out of Africa) ha popolato l’Europa e l’Asia. In Oceania è giunto attorno ai 50.000 anni or sono. In tali fenomeni di spostamento si è ibridato con specie che si erano già portate fuori dal continente africano antecedentemente a lui. Ad una prima esigenza migratoria dovuta a cambiamenti climatici e, quindi, a necessità di sfruttamento dell’ambiente in cui esistere tout court, si è affermato un modo di vivere più stanziale. Ed è da lì in poi che osserviamo l’inizio del massimo scontro tra naturale e artificiale, tra le forze immani della natura e le esigenze umane del vivere.

 Antropizzazione dell’ambiente.

L’essere umano recente ha sempre forgiato l’ambiente nel tentativo di metterlo sotto controllo. La stanzialità e la straordinaria invenzione dell’aratro creano quel “solco” che spartisce definitivamente ciò che cresceva spontaneo da ciò che germogliava grazie alla sapienza umana. Nasce la cultura con i suoi artefatti, i suoi riti propiziatori e le sue leggi. Il pensiero astratto, simbolico e logico matematico è la grande forza del Sapiens, ma al contempo la sua immane condanna. Con un cervello ben articolato e sviluppato, un quoziente di encefalizzazione del tutto positivo in rapporto alle sue dimensioni, una neuroplasticità che gli ha aperto le porte alla capacità creativa, al ragionamento previsionale, al linguaggio e alla introspezione psichica, il Sapiens si distingue dagli altri “homo” (neanderthal, denisova, heidelbergensis etc.) e ne diventa il loro killer più spietato.

Ricostruzione immaginaria di scontro tra Sapiens e Neanderthal.

 

Con la sua postura eretta, le braccia libere dall’obbligo di appoggio per muoversi, le mani prensili (eredità della sua provenienza arboricola) con un sistema di sensibilità elevato e grande capacità nei movimenti finomotori che gli conferiscono una straordinaria competenza e precisione nel costruire utensili, la visione binoculare utilissima alla percezione della profondità da vicino e da lontano, l’homo sapiens si espande territorialmente e comincia a colonizzare vaste aree del pianeta. La numerosissima varietà di manufatti e utensili costruiti (espressione della sua capacità creativa) lo coadiuvano ad adattarsi benissimo all’ambiente garantendogli la sopravvivenza.

 

Ascia, manufatto del Sapiens.

Dopo aver corso il rischio d’estinzione 72.000 anni fa a causa della smisurata eruzione del vulcano Toba in Indonesia che provocò un cambiamento climatico estremo con un drastico abbassamento delle temperature (alcune teorie scientifiche recentissime ipotizzano che i Sapiens si fossero ridotti a poche decine d’individui), i nostri progenitori sono stati in grado di riprendersi e di aumentare nuovamente di numero.

 Teoria della catastrofe di Toba.

Da allora ad oggi l’aumento d’individui Sapiens sul pianeta è cresciuto a dismisura e continua ad aumentare. La versatilità nell’adattarsi all’ambiente, la sua capacità creativa affiancata al pensiero scientifico e sottesa da una enorme attitudine immaginativa, ha portato l’homo sapiens addirittura sulla luna, unico satellite del nostro pianeta, con prospettiva di giungere fisicamente (con i soli mezzi meccanico-elettronici ci è già arrivato) anche su Marte, quarto pianeta del sistema solare. Ormai, l’ambiente in cui vive propriamente l’Uomo non ha più gran che di naturale ed è, invece, molto artificiale.

  Il Sapiens sulla luna.

L’ambiente terrestre è ormai stato così antropizzato dal Sapiens che nella coscienza collettiva si è sviluppata una sorta di nostalgia per tutto ciò che è naturale o che riporta più o meno direttamente alla natura. La nostalgia della natura, però, paradossalmente, ha dato forte impulso alla creatività del Sapiens che riesce a riproporre in senso artificiale ciò che vorrebbe fosse vera espressione dell’ambiente, ma che invece è manifestazione della sua sofferta condanna: quella di restare prigioniero del desiderio di Tellus creando, però, artefatti ad essa avversi e ad essa del tutto estranei. Captazione la quale, se non riuscirà a liberarsi, lo porterà a rischiare la sua definitiva estinzione.