Nel cuore delle donne
Da un po’ di tempo gira in uno dei social network più famosi uno scritto attribuito a Sir William Golding, premio Nobel per la letteratura nel 1983, l’autore de Il signore delle mosche, per intenderci. Tale componimento goldingiano, preceduto dal titolo “ Ecco un uomo che ha capito le donne”, esalta il genere femminile asserendo che le donne sono pazze a pensare di essere uguali agli uomini perché sono molto superiori ad essi da sempre. Un ossequio un po’ romantico e forse ancora ottocentesco al genere femminile, pregno di un maschilismo imperante che con ogni probabilità, per forte e opportuno senso di colpa, doveva molto alle figlie di Eva. Quando si leggono certe cose lanciate in Internet, si deve molta attenzione alla loro attribuzione e alla loro veridicità.
Personalmente non posso far a meno di pensare che chiunque abbia dichiarato con tanta perentorietà la superiorità delle donne rispetto agli uomini non abbia capito gran che della vexata quaestio: sono migliori le donne o gli uomini?
Comunque sia, per studi e per esperienza umana, credo di poter smentire l’affermazione di Sir Golding, ammesso che sia stata enunciata da lui, e dare un’altra lettura dell’antico problema.
È vero che tra uomini e donne esistono differenze fisiche e psichiche, ma ciò non implica necessariamente che tali differenze possano costituire una superiorità o una inferiorità tout court, per il solo fatto che ci siano. Gli odierni dati statistici degli incidenti cardiaci e cerebrali relativi al “gentil sesso” ci dicono che sono in aumento. Sono le situazioni sociali e la cultura del periodo (soprattutto quella dello stile di vita e delle abitudini alimentari) che influiscono sulla salute di chiunque, comprese le donne, evidenziandone la stessa fragilità del maschile. Le donne non sono più forti o superiori degli uomini, né fisicamente né psichicamente, come non lo sono gli uomini stessi nei confronti delle donne. Bando alle generalizzazioni.
Io credo sia importante capire che esistano prima le persone e non le categorie. Il cervello e il cuore di una donna non sono più o meno validi di quelli di un uomo e, a parte le misure, non differiscono per capacità e funzionalità. Tutt’al più divergono per modo di agire.
Dunque, umanamente, nel cuore delle donne troveremo, sempre e comunque, le stesse necessità emotive e sentimentali degli uomini. La qualità della persona, uomo o donna che sia, non è predeterminata solo perché essa appartiene ad un tipo sessuale piuttosto che all’altro. Nella mia ormai lunga vita, ho conosciuto tante donne spregevoli così come ho conosciuto tanti uomini spregevoli e ho incontrato tante donne meravigliose così come ho incontrato tanti uomini meravigliosi. La cosa interessante è che (leggete, leggete!) continuo ad incontrare persone, maschi e femmine, di varia caratura e valore.
Il rispetto e la considerazione reciproci (non solo quello che si deve ad una donna perché donna o ad un uomo perché uomo) vanno insegnati fin dalla più tenera età e vanno ribaditi in continuazione, con lungimiranza e senza soluzione di continuità. Essi, però, non possono essere scontati solo perché si appartiene ad un sesso piuttosto che ad un altro.
Nel cuore delle donne, allora, oltre ad esserci due ventricoli, due atri, la valvola mitralica, la valvola tricuspide etc. etc., psicologicamente troveremo le stesse necessità umane che sono contenute nel cuore degli uomini: voglia di amore, di comprensione, di riguardo, di stima e di considerazione. Nulla, però, credetemi, potrà garantire la qualità di tali bisogni o il loro ottimale soddisfacimento solo perché femmine o maschi.
In conclusione, la cosa veramente difficile, ma fondamentale, è prendersi per mano, uomini e donne, con attenzione, con riconoscimento, con accettazione reciproca e continuare il cammino insieme, senza prevaricare o farsi prevaricare … per la persona che si è e non per il genere cui s’appartiene.