Amore scombinato
(In copertina René Magritte, Gli Amanti)
È sempre complesso e azzardato parlare d’amore di coppia: il pericolo della banalizzazione è continuamente in agguato. Questo tipo d’amore è costituito, a seconda delle fasi, sia da un’emozione sia da un sentimento universali. L’amore tra i partners è in grado di percorrere la dimensione spaziotemporale unendoci tutti in quello stesso intreccio da cui ognuno di noi proviene. Nonostante sia chiaro a chiunque ormai, resta in ogni caso un argomento ricco di trabocchetti. Conscio di tutto ciò, in questo articolo cercherò di trattare un lato specifico dell’amore a due: i tradimenti e le passioni clandestine.
L’amore non ha età, è vero, ma la vita di un essere umano è incatenata a fasi appartenenti ad un ciclo temporale biologicamente ben scandito. In base ad esso, possono cambiare i canovacci e con questi anche le necessità, i sogni e le ansie. Quanto più si è giovani e idealisti tanto più la felicità sembra alla portata. Nel lasso di tempo di un rapporto di coppia “istituzionale”, sancito come coscienzioso e progettuale, i compromessi o i tradimenti appaiono malvagità inammissibili. Eppure, senza voler fare un’apologia degli uni o degli altri, spesso sono essi che rendono percorribile l’impervio sentiero di Eros. Scriveva Alessandro Dumas figlio:
«La catena del matrimonio è così pesante che a volte bisogna essere in tre per portarla».
Anche in quattro o più, aggiungerei io.
Alla forma idealizzata dell’amore coincide l’inesperienza e, maggiormente, l’incertezza della propria identità che sarà appurata nel campo del lavoro, sempre più malagevole in particolare nel nostro Paese, purtroppo. Il numero più rilevante di questi sogni d’amore privati o pubblici sono destinati a frantumarsi nell’impatto col granitico muro della realtà. Molte donne e molti uomini arriveranno ad accettare proprio quegli accomodamenti tanto vituperati e paventati sposando o andando a vivere con un individuo al quale si vuole bene, un brav’uomo o una brava donna. In ambito lavorativo, accetteranno un lavoro poco attinente alle proprie capacità o specializzazioni pur di entrare nel mercato produttivo. In questi casi, l’appiattimento e la mancanza di dinamismo emotivo, oltre che di sollecitazioni intellettuali e generali, può far sentire imprigionati senza possibilità di riscatto. La carenza di senso della vita che può derivare da tali situazioni sbocca, più di frequente che di raro, in una relazione amorosa passionale. Allora, l’esistenza torna ad essere degna di essere vissuta. La certezza noiosa del già noto è scassinata e “scombinata” dall’ignoto eccitante. L’Ombra senza regole e morale, però, mai evocata prima, sorge veemente, ingrandendosi sempre più ed esige ferocemente la sua facoltà d’esprimersi in una vita già placidamente programmata. A questo punto, gli scenari e le vedute che possono “aprirsi”, possono presentarsi addirittura agghiaccianti poiché lasciano intravvedere l’espropriazione della tranquillità tanto “faticosamente” raggiunta. Il termine passione deriva dal greco antico pathos che vuol dire dolore, sofferenza. Vivere di passioni può essere funesto, può mandare l’individuo fuori di testa oppure, di frequente, annientare tutto e produrre infelicità per sé e per le persone coinvolte nell’agito passionale. Tantissime storie d’amore “criminali” confermano ciò che sostengo. Cos’è giusto fare, allora? Negarsi l’esperienza trasgressiva e mentire incoerentemente a se stessi? Mandare tutto all’aria e salpare verso terre sconosciute a qualsiasi costo? Oppure vivere una doppia vita se non si riesce proprio ad eludere il coinvolgimento nella storia passionale? Non esiste risposta codificata e, comunque, non è quella che viene per prima in mente poiché, di sicuro, è orientata psicologicamente al difensivismo. Colei o colui che necessita di esercitare il controllo su tutto, emozioni e sentimenti d’amore annessi, forse dovrebbe compiere un passo avanti ed accollarsi qualche azzardo in più. Invece, colei o colui che per narcisismo o per paura della solitudine tenta di sottrarsi all’incontro con se stesso per mezzo di un’infinità di relazioni tumultuose e sgangherate, sarebbe opportuno che facesse un passo indietro, foriero di riflessioni più favorevoli. Nessuno è garantito. Tutti possono cadere in trappola, anche chi è già felicemente congiunto. Per onestà intellettuale, va chiarito che il tradimento non è sempre indice d’un rapporto esaurito o particolarmente insufficiente. Addirittura, tradire può testimoniare una “distrazione” funzionale ad una perturbante, eccessiva “fusione” con un compagno/a troppo amato, allontanandosi dal quale, inconsciamente, col tradimento, si cerca di ridefinire, marcandoli meglio, i confini “diluiti” del proprio Io. Il tradimento può procedere anche da una qualche superficialità di stampo infantile che conduce ad esperire appagamenti spiccioli. Superficialità favorita da certa odierna cultura che attribuisce importanza all’egocentrismo confondendolo con la legittima autoaffermazione di sé. Nella fase amorosa dell’innamoramento si percepisce la sensazione di poter realizzare la perfezione. Così non sarà mai. Siamo tutti imperfetti e anche il nostro partner certamente lo è. Per questo esisteranno sempre delle “zone d’ombra” non tutte illuminabili dallo/a stesso/a compagno/a. Quindi, anche sforzandosi al massimo i desideri e i bisogni dell’altro, oltreché i nostri, resteranno insoddisfatti. Procedendo nella vita tra illusioni, proiezioni psichiche e realtà, non ci rimane che pignorare le nostre relazioni più profonde, non perdendo mai di vista che l’attenzione e la disponibilità sono preziosissime ricchezze. Sicuramente sono tesori che dobbiamo difendere senza lasciare che si esauriscano a causa della nostra “distrazione” o attraverso le disconferme e le lesioni che il vivere ci procura quotidianamente. Un esame impegnativo per chiunque e che un nuovo amore promette di far passare a pieni voti: una gratificazione rinvigorente, testimone che ogni cosa potrebbe essere differente e più bella. Tale promessa, però, spesso è mantenuta a costo di tanta sofferenza. Ancor di più, invero, non viene mantenuta. Allora l’amante è demonizzato e considerato colpevole, distruttivo, egoista e ingannatore. Far funzionare un rapporto di coppia, legale o illegale che sia, è cosa estremamente difficile, come sanno tutti i partners di questo mondo. Concludo questo corto e necessariamente incompleto articolo rimarcando quanto autoconsolatoria e dettata dall’orgoglio sia la convinzione che le responsabilità di ciò che non è andato o non va è da caricarsi soltanto sulle spalle dell’altro. Fatte salve alcune rare eccezioni, l’altro è più o meno allo stesso livello di sviluppo psicologico in cui ci troviamo anche noi. Quindi, seppure con psicologie della personalità e storie individuali differenti, in amore la credibilità di “martiri e persecutori” non tiene. L’amore, anche quello andato a male, se compreso e integrato bene in tutti i suoi dolorosi aspetti e “imprevisti” avvenimenti è sempre un’occasione di crescita. Chi idealizzandolo (idealizzando l’altro soprattutto) intende soltanto prenderne le gioie o chi, freddamente, ha un concetto “predatorio” della passione amorosa, sopprimerà se stesso proprio nell’intento di mettersi in salvo.