Nutrimento, Eros e salute
L’arte narrativa, sia scritta che visiva, è colma di eventi culinari: da Gargantua e Pantagruel, personaggi usciti dalla satirica penna di François Rabelais, al film La grande abbuffata di Marco Ferreri, per giungere a Il pranzo di Babette, film diretto e sceneggiato da Gabriel Axel, tratto dall’omonimo, straordinario racconto di Karen Blixen. Isabel Allende, invece, affronta, con fantasia e garbo, nel suo libro Afrodita, Racconti ricette e altri afrodisiaci, il complesso rapporto che esiste tra il piacere ricevuto dal cibo e la sessualità. Il testo della Allende è la prova inconfutabile che si può scrivere di arte culinaria ed erotismo con eleganza e grande cultura. Una frase del suo scritto in particolare, però, deve “indurci in riflessione”: “Mi pento delle diete, dei piatti prelibati rifiutati per vanità, come mi rammarico di tutte le occasioni di fare l’amore che ho lascito correre per occuparmi di lavoro in sospeso o per virtù puritana.”
Sono righe esplosive, sovversive e altrettanto pericolose se non le si comprendono appieno. L’eros sta al buon cibo come la salute sta alla corretta alimentazione. Mangiare, nel dna umano significa vita; digiunare, invece, morte. L’eros è la forza che spinge verso la vita e necessita di vivande per poter essere espresso al meglio. L’eccessiva assunzione di pietanze, però, può condurci, tanto quanto il digiuno, verso una fine precoce. Sappiamo che molte cardiopatie sono favorite dalla sovrabbondante assunzione di calorie e dalla vita troppo sedentaria. Come far tornare i conti? La soluzione sta nella misura. Come ci suggerisce la Allende, è bene concedersi dei “piatti prelibati”, purché ciò accada con una attenta valutazione quantitativa oltre che qualitativa. Il buon mangiare ci tiene allegri e attivi. Saper mangiare è un’arte che dovrebbe avvicinare le persone tra loro e condurle alla concordia, come accade nel succitato racconto Il pranzo di Babette.
Non è un caso che, negli incontri politici internazionali, il momento più curato dagli organizzatori è quello conviviale. A tavola, l’aggressività diminuisce e, se si è piacevolmente soddisfatti, si è anche più inclini alle concessioni. La chimica degli alimenti è un dato di fatto e il loro assortimento migliore è una vera e propria arte. Spesso, però, l’arte della buona tavola diviene uno status symbol per gente snobbish, prigioniera di un gran complesso d’inferiorità. La percezione più o meno cosciente della loro insufficienza li porta a sfoggiare una competenza nel vivere, manifestando anche una conoscenza culinaria, che in realtà non possiedono. Chi sa ben mangiare sa ben vivere, è vero. Saper ben mangiare, però, non significa necessariamente potersi permettere i cibi più elaborati e costosi. Le pietanze migliori, di frequente, sono proprio le più semplici e povere, come ci suggerisce la saggezza dell’antico proverbio: “Al contadino non fare mai sapere quanto è buono il cacio con le pere”. Questo principio è stato immortalato in un famosissimo spot pubblicitario della Barilla, diretto nel 1985 con esemplare ironia da Federico Fellini. Lo spot aveva titolo Alta società. Ad un tavolo di un ristorante di lusso sono seduti una giovane e sensuale signora col suo accompagnatore. La bella donna, con fare ammiccante, interrompe la sfilza altisonante delle pietanze, proposta in francese dal maitre, con un flautato e allusivo: “Rigatoni”.
Il cibo è legato a doppio filo con l’eros ed entrambi, se ben vissuti, possono realizzare il benessere psicologico, componente essenziale della definizione di salute, così come è stata enunciata dalla’OMS. Non solo far bene l’amore fa bene all’amore. Anche, e soprattutto, saper mangiare con competenza e moderazione fa bene all’amore che è uno dei tre punti cardine di ogni vita; gli altri due sono l’amicizia e il lavoro. L’amore, l’eros, la libido che dir si voglia, intesa come forza che spinge verso la vita, è la dimensione psichica principale e più importante; se non fosse stato così l’umanità si sarebbe estinta da tempo. Lo stesso amore, però, va calibrato; anche il troppo amore, inteso in ogni senso, può far male. Seguire troppo intensamente il principio del piacere, poi, può risultare addirittura infausto (Raffaello Sanzio, ad esempio, sembra sia morto a 37 anni proprio a causa di un “eccesso” di performance amorosa). Come in ogni cosa, l’importante anche in questo campo è non esagerare. Nutrirsi con eroticità, va bene. Farsi prendere la mano dal troppo godimento e ingozzarsi, no.
Assaporare una barretta di buon cioccolato, magari prima di una attività fisica aerobica, può essere avveduto oltre che delizioso. Fare una scorpacciata di qualsiasi vivanda, invece, trasforma la ricerca dell’appagamento in un atto autolesionista, tipico delle personalità masochistiche.
Anche andare in giro ostentando la propria ricerca di piatti molto raffinati e costosi, più per vanità che per vera passione, può far male; non tanto al portafoglio quanto alle relazioni con le persone intelligenti e sensibili.