Amore di “classe”
Uno dei cali del rendimento più vistosi, relativi all’impegno scolastico, si registra in concomitanza col primo balzo puberale e con le infatuazioni ad esso collegate. Ogni insegnante, per lo più delle superiori, si misura con questi casi molto particolari e delicati. Lo studente o la studentessa appaiono svogliati, distratti come se vivessero su una nuvoletta a qualche metro da terra e nessuno riuscisse a riportarli giù.
Nonostante le codificazioni, le regole sociali e le imposizioni culturali, la biologia in noi fa il suo corso. La frattura da tempo creatasi tra l’essere biologico e l’essere culturale è da ritenersi la maggiore responsabile di tali situazioni. La Natura, col suo imperativo, impone all’attenzione dei giovani la ricerca dell’altro genere, anche se non in tutti i casi funziona esattamente così: un esempio potrebbe essere l’amore omosessuale. Ma quest’argomento richiederebbe un altro tipo di attenzione e di trattazione e lo spazio a nostra disposizione è tiranno.
Quando riaffiorano le pulsioni sessuali (esperite dal bambino durante la fase cosiddetta edipica e subito dopo rimosse) siamo giunti per lo più ad un’età definita puberale. E’ in questo periodo che comincia a farsi sentire in maniera più urgente la necessità di un legame che soddisfi al contempo le necessità di cura e sicurezza e il desiderio erotico. L’evoluzione del proprio organismo, intesa sia in senso fisico che psicologico, porta al progressivo allontanamento dalle figure genitoriali e parentali.
Gli insegnanti, nel bene e nel male, sono figure parentali, in quanto unici poli affettivi adulti di riferimento ed è perciò che trovano difficoltà a farsi seguire dagli alunni in tale fase evolutiva. L’evoluzione, dicevo, spinge alla ricerca di un compagno/a col quale poter continuare, in maniera diversa, a condividere quei momenti di calore affettivo e d’intimità che fino ad allora erano stati vissuti nell’ambito familiare. Lo stato del fanciullo in età puberale non vede dei tempi perfettamente sincroni e la sua evoluzione fisico-biologica, in genere, non coincide con quella psicologica. E’ un momento molto delicato della crescita: non si è più fanciulli, ma non si è ancora adulti e il sentimento di non definizione è massimo. Ci si rifugia, allora, nel gruppo composto da individui dello stesso genere nel tentativo di rafforzare la propria identità e ciò comporta di solito un aumento dell’incomunicabilità con l’altro sesso. E’ tipico di questo periodo la proiezione sull’altro genere di tutte le caratteristiche rifiutate in se stessi: i maschi accusano le femmine di essere troppo romantiche e deboli (caratteristiche che non accettano in se stessi per paura di essere giudicati effeminati), mentre le femmine accusano i maschi di essere troppo volgari e di trattare l’argomento sessuale in maniera brutale ed esplicita (affermazione dovuta, per paura di essere giudicate delle ragazze “leggere”). In questo terreno così conflittuale, quando succede che i due generi s’incontrano, la deflazione della conflittualità e la conferma di ruolo è così forte che spesso si ha la sensazione di aver avuto accesso nuovamente al giardino dell’Eden: è l’innamoramento! In questa fase, psicologicamente si regredisce ad uno stadio primario dove forte era la sensazione di accoglimento e protezione del rapporto innamoramentale per eccellenza: quello con la propria madre.
Dunque, l’innamoramento ha luogo solo se abbiamo raggiunto uno stato psicofisico tale da poter riversare su qualcuno la nostra energia libidica. A livello psicologico tale competenza è da considerarsi fondante del rapporto di coppia. Giunti a questo punto l’individuo esprimerà, come ulteriore passo, la sua capacità di connettere l’idealizzazione al desiderio erotico e lascerà intravedere la sua potenziale disposizione ad attivare una relazione oggettuale significativa. L’uscita dal “narcisismo” non è ancora avvenuta del tutto perché siamo ancora nella fase cosiddetta fusionale e l’adolescente ha bisogno degli elementi narcisistici per difendersi dall’insicurezza della sua personalità in via di sviluppo. Tale disposizione caratterizza lo spazio dell’illusione tipico di ogni innamoramento: l’altro viene percepito non per quello che è, ma in virtù di una proiezione di immagini interiori relative all’altro sesso di cui il soggetto stesso è già portatore. Quando la discrepanza tra l’essere immaginato e quello reale si rende troppo evidente ne consegue la disillusione, con relativo stato di sofferenza ed elaborazione del “lutto” per l’inevitabile distacco. E’ solo quando si riuscirà ad integrare a livello inconscio erotismo e tenerezza, sessualità e ideale dell’Io, e di porre quindi la sessualità a disposizione del sentimento amoroso, che si potrà affermare di essere sulla strada giusta per la completa realizzazione di una relazione d’amore, come dire, più matura. L’innamoramento scatta nel momento in cui si è pronti sia a ricevere l’altrui che a donare la propria attenzione. I tempi di Amore, inteso come sentimento genitalizzato, abbiamo detto, partono assieme alla pubertà o immediatamente dopo. Quando si è nella fase della ricettività, il pericolo consiste nel fatto che ci si può innamorare di una persona qualsiasi, purché sufficientemente interessante “ai nostri occhi”.
Nella commedia di William Shakespeare Sogno d’una notte di mezza estate la capacità dell’innamoramento di rendere ciechi è simbolizzata dal filtro d’amore che il geloso Oberone, re delle fate, stilla negli occhi dell’orgogliosa Titania, anch’essa regina delle fate. Desideroso di punire Titania, per aver sottratto alla sua educazione un paggio rapito ad un re indiano, Oberone aspetta che Titania si addormenti e lascia cadere sui suoi occhi il liquido ricavato dal fiore su cui si è andata a conficcare casualmente una freccia di Cupido. Del primo essere che ella vedrà appena sveglia “dovrà perseguirlo in ispirito d’amore”.
Purtroppo – o dovremmo dire per fortuna? – l’innamoramento non rende ciechi soltanto nelle cose d’amore, ma tende ad allontanare, per tutto il periodo della sua influenza, dalle cose concrete della realtà oggettuale e dall’impegno. È un periodo molto difficile e complesso per il/la giovane che avrà bisogno di tutta la nostra delicata attenzione e della nostra più profonda comprensione.