Abuso sessuale all’infanzia

L’abuso sessuale è uno dei temi più scottanti della violenza rivolta all’Infanzia. L’infanzia, si sa, è una delle età più esposte alla violenza perché il bambino ha molte meno possibilità nonché capacità di difendersi. Nonostante, ai nostri giorni, la società fornisca a questa età della vita attenzioni e un notevole investimento psicopedagogico, l’abuso sessuale si verifica puntualmente in quelle situazioni in cui esiste un adulto non in grado di discernere la sostanziale differenza che esiste tra due linguaggi: quello erotico e quello di tenerezza.

Confusione dei linguaggi

Dobbiamo al grande analista Sandor Ferenczi, la prima focalizzazione di questo grave problema. Nella famigerata relazione Confusione delle lingue tra adulti e bambini, che tenne al XII congresso dell’Associazione Internazionale di Psicoanalisi, svoltosi a Wiesbaden nel settembre del 1932, Ferenczi riaffermò la prima concezione freudiana del trauma sessuale infantile come causa dell’eziologia nevrotica. Egli fu condotto a riconsiderare tale ipotesi dai numerosi racconti dei suoi pazienti in analisi, dove questi gli confidavano di aver abusato sessualmente di bambini. Sconsigliato con energia da Freud a presentare pubblicamente il contenuto della sua relazione, Ferenczi non si sottrasse, invece, al suo compito.

Sandor Ferenczi

Oggi, grazie a quest’atto di coraggio che procurò a Ferenczi non pochi problemi, siamo molto più coscienti del fatto che l’abuso sessuale ai bambini sia più frequente di quanto siamo disposti ad ammettere. Il fatto statistico che ogni genitore deve conoscere, senza cadere in un allarmismo tanto ingenuo quanto pericoloso, è che – nella stragrande maggioranza dei casi – l’abuso sessuale all’infanzia non è perpetrato dall’ “uomo nero”, cioè da un estraneo al nucleo famigliare, ma da una persona molto più “intima” e addentro alle dinamiche psicologiche del gruppo alla quale si conferisce fiducia. Le conseguenze psicologiche e gli effetti negativi, sia sulla vittima sia sui componenti della la sua famiglia, possono essere catastrofiche e possono permanere nelle loro vite per lungo tempo. Da adulti i bambini/e vittime di abuso sessuale potranno sviluppare un comportamento sessuale “patologico”, non ultima l’erotomania compulsiva.

Erotomania compulsiva

Ho avuto in cura, anni fa, una “bella” signora quarantatreenne affetta da tale “patologia” che, a causa di tale compulsività, ha letteralmente distrutto la sua esistenza, perdendo la stima di tutti: marito, figli, amici. Spesso è necessaria una intensa psicoterapia del profondo per giungere alla soluzione dello stato di malessere psichico che tali situazioni procurano e fanno perdurare. Ciò che sono i comportamenti dei bambini circa questo problema (la sintomatologia precisa in grado di proporsi come preciso riferimento clinico) sono molto difficili da notare; specie per i parenti che sono troppo coinvolti nelle dinamiche affettive e spesso distratti dall’affanno in cui la vita moderna tende a metterli. L’evidenza medica è riscontrabile in rare occasioni. Ciò che da specialista mi sento di dare ai genitori, e a tutti coloro che vivono e lavorano coi bimbi/e, sono solo alcune indicazioni, comunque da prendere con molta cautela e con mille attenzioni, ma che possono sicuramente metterci sulla buona strada se, effettivamente, l’abuso è stato portato al bambino/a. Se notiamo, con chiara evidenza uno dei seguenti atteggiamenti nei nostri bambini, possiamo cominciare a pensare che forse qualcosa non scorre in maniera del tutto “ordinata”:

  • comportamento inerente alla sfera sessuale chiaramente anomalo per la sua età;
  • gravi ed improvvise difficoltà scolastiche e di concentrazione;
  • un disturbo da stress post traumatico;
  • isolamento sociale;
  • chiusura relazionale anche con le figure più profonde di riferimento.
    Cosa possiamo fare? Senza sciorinare troppe inquietudini, è opportuno rivolgersi immediatamente a degli specialisti, l’équipe psico-medico-pedagogica se si è a scuola, ad uno/a psicoterapeuta – possibilmente dell’età infantile – se si è nell’ambito famigliare e si vuole seguire una via più “privata”. Non che la deontologia degli specialisti scolastici non garantiscano la privacy, ma ciò può servire come ulteriore sensazione di protezione d’anonimato a chi deve compiere il difficile passo che porta a mettere in evidenza il fatto spiacevole.
Equipe psico medico pedagogica

Se si ha il minimo dubbio, quindi, il mio invito è rivolto ad una azione discreta, ma ferma, senza esitazione. Le garanzie di essere aiutati in maniera professionalmente valida oggi ci sono tutte. Se abbiamo qualche tentennamento a compiere questo passo delicato che richiede un certo coraggio, ricordiamoci che l’erotomania compulsiva adulta è solo un aspetto delle gravi problematiche psicologiche che, da adulto, il bambino/a potrà e dovrà fronteggiare. Altri aspetti, non meno gravi ed importanti, ad esempio, potrebbero essere:

  • Sottostima del sé e senso di sfiducia generale nel mondo adulto che viene innestato nella struttura psichica del bambino/a dalla delusione che si crea nei confronti degli adulti “traditori”, dai quali il bambino/a si attende, invece, protezione e cura; da grandi tali bambini/e denunceranno difficoltà di giusta relazione con l’autorità;
  • Una cattiva percezione del sé in quanto “diverso” e “stigmatizzato”;
  • Senso di colpa e distorsione profonda dell’importanza da conferire ad altri valori della vita;
  • Insorgenza della dinamica psichica dell’impotenza, sotto ogni aspetto. Ricordo a tutti che essa affonda le sue radici nell’impossibilità di reagire in modo corretto alla “aggressione” sessuale. È qui che si costituisce l’incapacità di percepirsi abili nel controllo degli eventi della vita.
Sottostima di sé

Per concludere, non mi stancherò mai di ripetere (ma gli antichi romani usavano dire repetita iuvant, cioè le ripetizioni aiutano) che, data l’estrema delicatezza dell’argomento, ogni valutazione del comportamento “sessuale” del bambino/a ha la massima necessità di fondarsi su un’approfondita conoscenza teorica dello sviluppo sessuale “normale”. Sono troppe le variabili da dover considerare con grande attenzione. Ad esempio:

  1. La storia unica ed irripetibile di ciascun comportamento sessualizzato con i pregressi problemi comportamentali;
  2. La motivazione maggiore che dirige il comportamento del bambino/a;
  3. I sentimenti che il bambino/a mostra verso il comportamento;
  4. La presenza e/o l’assenza di altre persone (spettatori passivi o presenti attivi) quando il comportamento viene posto in essere;
  5. I sentimenti mostrati dagli eventuali partecipanti all’interazione sessuale;
  6. Riscontrabilità di forza, minaccia, coercizione nell’interazione sessuale;
  7. Analisi attentissima della relazione tra il bambino/a e le altre persone coinvolte nell’attività sessuale;
  8. L’anamnesi del bambino/a, lo studio accorto del suo sviluppo fisico, sessuale, emotivo, sociale e l’anamnesi del suo nucleo famigliare e dei caregivers più significativi che conduca ad un quadro piuttosto preciso del clima emotivo e delle generali dinamiche dell’intero gruppo. Particolare attenzione è dovuta ad eventi stressanti quali: maltrattamento, violenza domestica, divorzi, decessi, carcerazioni.
Rivolgersi ad una/o specialista

In ultima istanza, in ogni caso sospetto, non prendere mai iniziative personali, ma ricordare che è cosa saggia e giusta rivolgersi ad uno specialista.

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