Cuore a cuore
Saper vivere è un’arte e ogni arte va appresa. Per ogni “cuore” ne esiste un altro pronto a donargli la felicità, il problema sta nel riuscire a trovarlo. A parte la rassicurante dolcezza del mito platonico sull’anima gemella (che resta, per l’appunto, un mito), credo sia più pratico fornire alcune indicazioni su come far sì che possa avvenire l’incontro migliore con un potenziale partner. L’esigenza dell’incontro giusto è così basilare e sentita nella vita di ognuno che è diventata gioco forza un business, nella società dell’uso e consumo. Alcuni colleghi, che definire tali è uno sforzo, si sono lanciati a scrivere libelli (purtroppo molto venduti) su come conquistare la felicità di coppia. Le pagine di tali scritti, invero, andrebbero bene solo per incartare qualche etto di sardine al mercato del pesce. Esorto a diffidare dei best sellers in generale, e di questi in particolare, poiché, proprio per riuscire ad arrivare ad una considerevole massa, spesso sono scritti ad un livello così basso e mendace che, rileggendolo, sorpresi da un’imprevista crisi di vergogna, non riescono più a condividerlo nemmeno gli autori.
Una vita senza amore che vita è? Ma per amore cosa intendiamo e, soprattutto, per ottenerlo che prezzo dobbiamo pagare? È giusto sacrificarsi per l’altro senza tenere in conto le proprie esigenze? O, per tenere in conto le proprie esigenze, è giusto rischiare di far affondare l’amore? Mai come ai nostri giorni è divenuto difficile trovare un cuore che stia bene al nostro cuore. Nella società “liquida” dove ogni margine di riferimento sembra dissolto, orientarsi è un’impresa. L’unica cosa certa che resta è la voglia di bene e salute che tutti vorremmo. Infatti, non a caso, nelle pagine del web, brulicano le newsletter che parlano di salute, benessere, amore e felicità.
Orbene, c’è da chiarire che, per giungere al cuore dell’altro, è cosa buona e saggia arrivarci “preparati”. L’amore, così come la cultura egizia vuole tramandarci, non è una “malattia”, anche se ne sussume alcuni aspetti peculiari. Teniamo presente che, se vogliamo veramente incontrare il cuore del’altro, dobbiamo assumere il rischio di ferirci, perché mai ci si rende così vulnerabili come quando si va a questo appuntamento. Ci consola il fatto che, se il rischio è alto, l’occasione per conoscersi meglio lo è altrettanto. Il primo stadio dell’incontro, per comodità espositiva, lo chiameremo innamoramento. Sembra sia un disegno di Madre Natura per facilitare l’avvicinamento tra i sessi e, di conseguenza la riproduzione: ottima strategia di sopravvivenza per la specie. In tale fase si prova un sentimento “fusionale” unico dei due “cuori” che rimanda, come ci suggerisce la psicoanalisi, alla diade madre/bambino, solo e vero eden amoroso (quando c’è stato) dal quale ognuno di noi si è dovuto necessariamente allontanare.
Infatti, la radice psicologica della ricerca amorosa nasce qui ed è per questo che ogni innamoramento è caratterizzato da un sentimento di nostalgia. La nostalgia, ricordo, è la caratteristica di ogni perdita importante. L’innamoramento dà forza perché ci regala l’illusione di una autosufficienza salvifica a due. Proprio perché una illusione, però, costituisce il pericolo della perdita del riferimento al reale. Ogni incontro dei cuori, allora, è da considerarsi un’avventura nel vero senso del termine: si procede senza certezze né più punti di riferimento. Ecco perché è importante prepararsi al meglio. Se si deve scendere in un pozzo scuro del quale non s’intravede il fondo, forse è meglio munirsi di una lunga scala, di un caschetto con luce incorporata e di una piccozza. In questo periodo “innamoramentale” è forte la proiezione psichica del portato psicologico di un cuore su quello dell’altro ed è esattamente qui che si crea lo spazio dell’illusione.
Un’illusione che, abbiamo visto, serve moltissimo all’incontro. Fondamentale è in questi frangenti riuscire ad avviare, nonostante le difficoltà “fusionali” dei cuori atte a confonderci, un percorso di reciproca conoscenza che crescerà man mano che la forza illusoria dell’innamoramento decrescerà. Anche quando è più forte il sentimento “fusionale” dei cuori, l’altro cuore continua ad esistere “singolarmente” con tutta la sua carica d’indispensabilità.
La impervia strada dell’innamoramento, quando gestita al meglio istintivamente o per preparazione consapevole avvenuta a priori, conduce auspicabilmente alla differenziazione, luogo psichico dove avviene il “miracolo” dell’individuazione che fa partire ciò che in psicoanalisi delle relazioni oggettuale si chiama: “il riconoscimento del Tu”. È in questa fase che si riesce veramente ad amare per “scelta” e non solamente per “spinta”. È la fase in cui si riesce a dire anche no al nostro amore, se lo si ritiene opportuno per il suo bene, esprimendo così il massimo del sentimento amoroso. Il sì incondizionato in amore, in realtà, è una trappola molto pericolosa in grado di rovinare l’evolversi di psicologie e personalità. Un aspetto interessante dell’innamoramento è il suo effetto antidepressivo. Il cervello secerne sostanze antagoniste di quelle caratteristiche secrete nella depressione. Ecco perché molti individui, durante le loro crisi depressive, piuttosto che prendere il prozac, s’innamorano a ripetizione.
C’è da tener presente, però, che ogni innamoramento, in verità, è un viaggio verso l’ignoto perché è un viaggio alla scoperta di sé stessi. La trappola dell’innamoramento (causa dei fallimenti di molti cuore a cuore) è tutta qui: l’illusione di andare verso l’altro mentre, invece, si va verso una propria proiezione psichica, nel tentativo di soddisfare una propria profonda necessità. Idealizzare l’altro è l’errore fondamentale in amore; accettarlo per quello che è costituisce il primo passo verso un possibile, mediato incontro. Quando si scopre che l’altro non è la nostra proiezione psichica si ha la disillusione, causa di ogni fine innamoramentale. Dunque, per accedere alla fase successiva di ogni incontro dei cuori detta “relazione d’amore”, altrettanto forte ed importante quanto l’innamoramento se non di più, c’è bisogno di avviare un processo psichico definito “differenziazione”: quel processo di crescita psichica che permette la “deflazione” (cioè il rientro, lo sgonfiamento) delle proprie proiezioni psichiche effettuate sull’altro.
Fornirsi di strumenti di conoscenza come quelli che ho tentato coraggiosamente di sussumere in queste poche righe non garantisce nulla al cento per cento nelle relazioni amorose, così come mettersi il caschetto con luce, armarsi di scala e piccozza non è certezza d’incolumità, se vogliamo scendere in un pozzo scuro. Però, per far sì che due cuori s’incontrino veramente, un minimo di preparazione al sentimento e all’emozione d’amore non guasta. L’unica cosa che non serve proprio è la presunzione di sapere già tutto sull’amore solo perché ci si crede persone affermate e colte o avanti con l’esperienza di vita. Nella mia ormai lunga carriera di uomo, ancor prima che di psicoterapeuta, ho conosciuto tante persone cosiddette di successo e avanti negli anni, ma arroganti e presuntuose, con vite di relazioni di coppia che definire disastrose sarebbe un eufemismo.
Ne ho conosciute altre, invece, più “umili” e meno spocchiose che, accettando con audacia un percorso di reale conoscenza personale, hanno raggiunto, secondo me, il vero successo, vincendo l’unica desiderabile lotteria della vita: quella che metteva in palio come primo premio non una montagna di soldi, ma una “borsa magica” denominata “cuore a cuore”, colma di tanta, infinita felicità.