Un cuore in inverno

La popolazione italiana sta diventando sempre più anziana e, stando ai crudi numeri delle statistiche, non c’è ricambio generazionale. Anche gli immigrati che tenevano alto il numero dei nuovi nati, hanno frenato e non figliano più.  Le nascite sono in debito con le morti e se questo trend continuerà, l’Italia tra una trentina d’anni sarà quasi completamente un “Paese per vecchi”. La sola cosa che resta da fare, allora, a noi che siamo attempati e che non possiamo più generare figli è mantenersi “giovani” ed efficienti il più a lungo possibile.

Premesso che si diventa veramente vecchi quando uno smette di farsi illusioni sul proprio futuro per farsene sul proprio passato, ciò che mi viene da suggerire è di recuperare molto bene il contatto intellettuale, psicologico e fisico col proprio presente.

La vita è sempre “adesso” e, pur non dimenticando da dove veniamo né dove siamo diretti, un grande apporto contributivo al nostro benessere, e in particolare al benessere del cuore, può essere dato curando, oltre l’alimentazione e il proprio stato fisico, le proprie relazioni amicali e sentimentali. Ci vuole così poco per farsi voler bene e per amare senza particolari interessi di ritorno. A parte qualche sindrome di Asperger o chi soffre di autismo, tutti proviamo piacere nello stare con chi ci vuole bene, nonostante le nostre difficoltà e i nostri limiti. Il cuore risente positivamente del riconoscimento e dell’apprezzamento altrui. Purtroppo, con l’età e col trascorrere del tempo, molti rapporti cari si perdono o spariscono a causa della caducità della vita. Capita così che alcuni individui si trovino in uno stato di penuria di relazioni umane. Diciamo che qualcuno è effettivamente poco incline al contatto umano, ma la stragrande maggioranza vorrebbe più possibilità di incontri per poter tessere e mantenere una vita di relazione più appagante. Purtroppo, i colpi della quotidianità sono dei magli che si abbattono sulle nostre vite con una potenza destrutturante inaudita e, spesso, intralciano il cammino verso prospettive salutari di contatto sociale (vedi cosa sta provocando l’epidemia da covid 19).

Il cuore è una pompa ematica molto specializzata che pulsa circa 3.153.600.000 volte in una vita media (80 anni); quasi sempre batte regolare, ma in taluni casi accelera o va fuori tempo o non tiene più il passo. Le emozioni, sia quelle negative sia quelle positive, hanno una grande influenza sul suo stato di benessere e di regolarità e, siccome non sono aria fitta, dovremmo essere più attenti alla loro qualità. Le emozioni dannose, che provocano in genere uno stress negativo, andrebbero evitate o risolte nelle loro cause. Le emozioni benevoli, che provocano lo stress positivo, di solito non causano danni, anzi aiutano la secrezione di taluni ormoni in grado di agevolare e mantenere al meglio lo stato di salute. Con l’avanzare degli anni, però, è facile che ci si trovi in penuria di contatti gratificanti. I ritmi devono rallentare per forza perché le energie non sono più le stesse di quando si era giovani; di conseguenza, si rischia di trascurare la possibilità di avere relazioni interpersonali soddisfacenti. La solitudine, quando non è voluta e non è vissuta con serenità, non è un ingrediente da usare nella ricetta della felicità. Siamo esseri sociali e sia nel bene sia nel male abbiamo bisogno degli altri per dare un senso alla nostra esistenza.  La persona sola, fatte salve le dovute e rare eccezioni, è triste se il suo cuore batte in una “stagione invernale” che rende faticoso e duro il lavoro.

 Consiglio a tutti gli anziani di coltivare i loro interessi e di non smettere di “acculturarsi” in un processo che porti sempre più verso la “bellezza”, intesa in senso platonico come armonia e proporzione. Una persona anziana non è diventata saggia solo perché le si sono imbiancati i capelli; se era incolta e di scarsa sensibilità, senza un investimento personale che la abbia portata a migliorarsi, sarà restata tale. Se non ci saremo impegnati fin da giovani a crescere educati, colti e sensibili, da vecchi non risulteremo migliori per grazia ricevuta. Non è l’età che fa automaticamente aumentare la nostra sapienza e il nostro equilibrio, proprio come nel detto latino barba non facit philosophum. Un cuore in inverno, dunque, che vive nel freddo dell’assenza di relazioni significative ed appaganti, si espone maggiormente ad un deterioramento più repentino. Al contrario, un cuore che vive con costanza “la primavera” dei rapporti umani coltivati con intelligenza e rispetto, avrà molti meno “danni collaterali” e funzionerà più a lungo senza bisogno di troppi “tagliandi”.

Se è vero che la vecchiaia è il tramonto della vita, facciamo in modo che la nostra sia un crepuscolo di una “bellezza” che tolga il fiato. I colori sta a noi sceglierli, sono lì ad aspettarci sulla tavolozza della nostra realtà e si chiamano: figli, amori, fratelli, amici, compagni, conoscenti, gente sconosciuta che ha solo bisogno di un sorriso e una buona parola d’incoraggiamento per far sì che i problemi possano essere affrontati con maggiore fiducia e determinazione.  Ad un cuore che riesce ad uscire dal suo inverno per puntare verso il clima mite dei suoi affetti migliori, s’arrende l’intero creato.

 Un cuore che ha dentro di sé il rigoglio della primavera godrà di un eccellente stato di salute e, inoltre, sarà amato, rispettato, ricercato perché avrà saputo raggiungere la saggezza, vero scopo di qualsivoglia umana esistenza, in grado di battere ogni avversità, compresa la morte.

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